Non visitò la paziente, ma non fu omissione

Guardia medica del San Martino assolta: mandò un’ambulanza invece di recarsi a casa della malata
Di Gigi Sosso

BELLUNO. Nessuna visita, però mandò l’ambulanza. Un medico dell’ospedale San Martino è stato assolto dall’accusa di omissione d’atti d’ufficio. Era stata una segnalazione da parte del Pronto soccorso a scatenare il procedimento penale per fatti che risalgono ormai a cinque anni fa. Il dottore, difeso dagli avvocati De Vecchi e Fascina, ha sempre lavorato nella struttura sanitaria di viale Europa e da ieri pomeriggio è un po’ più tranquillo. Dal momento in cui c’è stata la sentenza del giudice Montalto, che ha accolto la richieste delle difese: il fatto non sussiste.

Nel rito abbreviato a porte chiuse, il pubblico ministero Faion aveva chiesto la condanna del sanitario. Nel pronunciamento del giudice, deve aver avuto il proprio peso la consulenza del dottor Ius, che è stata prodotta dai due avvocati. Quel giorno del 2010, l’imputato era di guardia medica. Arriva una delle tante telefonate e, dall’altra parte del filo, c’è una paziente, che descrive i malanni di cui soffre: «Mi fa male qua e qua», giusto per stare nel vago. Ma si scoprirà che, nella vita, ha fatto l’infermiera, di conseguenza la sua auto-diagnosi è abbastanza precisa.

Quello che capisce il medico, pur non avendola mai vista, è che sono necessarie delle radiografie. Solo con i raggi X sarà possibile diagnosticare con precisione di cosa soffre la paziente. Non ha l’attrezzatura necessaria a fare questo tipo di esame e allora l’unica è mandare a casa della donna l’ambulanza del Suem 118, per prelevarla e accompagnarla al pronto soccorso. È esattamente quello che succede, tanto più che la paziente non sarebbe dotata di automobile e non saprebbe come raggiungere l’accesso ospedaliero.

Quello che sembra normale, diventa da codice penale, nel momento in cui quella partita per una casa privata è l’unica autolettiga disponibile e c’è un’emergenza. Questo è il motivo per cui parte una segnalazione al dottore della guardia medica. L’imputazione è pensante per chi fa questo mestiere: omissione d’atti d’ufficio, cioè si sarebbe sottratto all’obbligo di andare a visitare una malata. La vicenda si è conclusa, a distanza di parecchio tempo dai fatti contestati.

Con prudenza, De Vecchi e Fascina avevano preliminarmente chiesto il rito abbreviato, in maniera da ottenere comunque lo sconto di un terzo sull’eventuale condanna e, in camera di consiglio hanno chiuso la loro arringa con la richiesta di assoluzione con la formula più ampia possibile. La procura non poteva essere d’accordo, ma il giudice Montalto ha, appunto, assolto l’imputato perché il fatto non sussiste.

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