Non solo lupi, aumentano le specie rare

BELLUNO. Stanziale o solo di passaggio? All’indomani della straordinaris testimonianza raccolta dal Corpo Forestale dello Stato, che è riuscito a fotografare un lupo all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, gli esperti hanno nuovi stimoli di analisi della situazione faunistica, anche allo scopo di immaginare e gestire la sua evoluzione nel prossimo futuro. Al Parco c’è trepidazione, perché il ritorno del lupo è un evento importantissimo da molti punti di vista: «Per essere completo, un ecosistema deve avere tutti i livelli e nel nostro ambiente mancavano i predatori», ricorda Enrico Vettorazzo, responsabile del servizio educazione e ricerca del Parco. «Il loro ritorno è positivo perché consente di ristabilire l’equilibrio esistente prima dell’intervento dell’uomo». Nel 2012 il Parco era già stato visitato da un lupo, Slav, per un paio di settimane. «Noi ci auguriamo che si crei una popolazione di lupi stanziale, ma al momento siamo un corridoio ecologico sia per l’asse nord - sud che per quello est - ovest». Il ritorno dei predatori si può considerare anche un successo del Parco, che ai suoi esordi puntava più sugli aspetti geologici, geomorfologici e floristici, vista la presenza di specie uniche ed eccezionali. Nel giro di pochi anni, invece, l’area protetta ha visto crescere ed arricchire la sua biodiversità e ormai le specie di pregio sono sempre più numerose.
Tra i predatori, oltre al lupo, c’è l’orso che si concede spesso scorribande bellunesi, sia proveniente dalla Slovenia che dall’Adamello - Brenta. Mancano prove dirette, ma tracce e avvistamenti indicano anche il passaggio della lince. Nel frattempo gli studiosi hanno scoperto addirittura delle specie nuove: «Nelle grotte dei Piani Eterni sono stati scoperti invertebrati e crostacei di grande rilevanza scientifica», dice Vettorazzo, «ma non dimentichiamo il ripopolamento delle marmotte che nel Parco erano sparite e la presenza significativa di aquile reali, fagiani di monte, galli cedroni, pernici bianche e francolini di monte». Dopo l’atlante degli uccelli, il Parco ha in preparazione un volume dedicato ad anfibi e rettili, col quale sta sperimentando il coinvolgimento di residenti e visitatori, invitati a mandare immagini e dati, e la gente ha risposto con entusiasmo.
In realtà la convivenza è spesso difficile e lo sanno bene gli uomini del Corpo di Polizia Provinciale, che si occupa della fauna selvatica fuori dal Parco, dove il contatto tra uomini e animali è più frequente. Anche il Corpo è coinvolto nel progetto Life WolfAlps e in diverse esperienze di ricerca e monitoraggio. A far discutere di più sono stati gli orsi: «Gli ultimi dati raccolti risalgono a novembre», spiega il dirigente Gianmaria Sommavilla. «Si tratta di due piste, una in Cadore e l’altra nello Zoldano, ma ricordiamo anche i due orsi che hanno soggiornato in Alpago per tutta l’estate. È di un paio di settimane un avvistamento a Cimabanche, ma non verificato». Risulta difficilissimo anche confermare gli avvistamenti di linci, che ciclicamente vengono segnalate soprattutto dai cacciatori. «La lince è stata reintrodotta nel tarvisiano», ricorda Sommavilla, «e non è improbabile che si muova fin qui».
Per quanto riguarda i lupi, Sommavilla cita gli esemplari segnalati in Alpago dal versante friulano e annuncia: «La stanzialità dei lupi da noi è questione di tempo. Ci troviamo in mezzo alle popolazioni balcanica e cuneese e siamo vicini alla Lessinia. Quelle cucciolate non resteranno ferme, i branchi di lupi sono formati da 7/8 esemplari, quindi gli altri si disperderanno e la nostra zona è la meta più probabile».
È smentita, invece, la presenza dello sciacallo dorato: dall’analisi delle immagini si è visto che era una volpe, non molto in forma.
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