«Non cedere, lo dico io a lui»

Il messaggio di Lacedelli degli Scoiattoli di Cortina
Soro Dorotei con Marco Confortola, sopravvissuto sul K2
Soro Dorotei con Marco Confortola, sopravvissuto sul K2
 
LA VALLE AGORDINA.
Soro Dorotei che si fa male sulla Moiazza è una specie di assurdità. Su quelle ripide pareti ha aperto decine di vie, ha trovato varianti, ha istruito decine di giovani alpinisti. A quella montagna ha dedicato dei libri.  La notizia del suo incidente e delle sue gravi condizioni non ha ancora fatto il giro della provincia, quando ci mettiamo in contatto con alpinisti e amici per parlare di Soro Dorotei.  E' quasi impossibile capire le parole di Mario Lacedelli, presidente degli Scoiattoli di Cortina.  L'emozione gli ha stretto la gola mentre ripete un messaggio per il grande amico Soro: «Non cedere, non cedere, non cedere».  «Lui è sempre stato uno di quelli che dice: mai cederò. Ora glielo voglio dire io».  Mario Lacedelli conosce Soro Dorotei da tantissimi anni, dal 1983 quando si sono incontrati sul K2, lato cinese. Facevano parte entrambi della spedizione di Santon. Ma soprattutto Lacedelli parla di Soro come di un grandissimo istruttore. Anni 85-86 quelli del corso a cui partecipava Lacedelli.  E poi il Lhotse nel 1987.  Ci sono aspetti, del carattere di Soro Dorotei, che ora vengono ricordati come uno stimolo a resistere al terribile incidente sulla Moiazza: «E' un tipo severo, rigido, devi entrare nella sua filosofia della montagna per capire. E non è facile. Ci vuole tempo. Una grande fortuna aver fatto i corsi con lui, finivi per capire, per cambiare opinione. Pignolo, preciso, perfetto, un gran rompicoglioni, ma quanti di noi devono a lui tanto di quello che hanno imparato in montagna».  Un alpinismo puro, quello di Soro Dorotei, lontano dagli artifici.  «E' un alpinista fortissimo, ricordo l'Annapurna. E' un uomo con una marcia in più», conclude Lacedelli.  Di racconti ce ne sono tanti, ma questo è ancora il momento della speranza, anche della preghiera per un amico la cui vita è appesa ad un filo.  Soro Dorotei doveva essere a Dosoledo sabato scorso. Lo ricorda Giovanni Viel che in Comelico ha presentato la premiazione del Pelmo d'oro. L'alpinista bellunese fa parte da sempre della giuria del premio, ma non aveva potuto muoversi per il lavoro al rifugio Tomè sul Duran.  Il Pelmo d'oro fa venire alla mente Giuliano De Marchi, un grande amico di Soro, morto due anni fa sull'Antelao. Mentre il medico alpinista era ancora scomparso, avevamo contattato Dorotei al telefono, e lo avevamo trovato al rifugio Scotter anche lui impegnato nelle ricerche: «Se Giuliano è ferito, è in grado di resistere», continuava a ripetere. Una frase che ora tanti amici alpinisti e non, ripetono per lui.

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