«No alle nuove regole» L’Ascom difende i negozi

BELLUNO
«L’applicazione delle nuove regole per un territorio come quello Bellunese sarebbe deleterio. Il problema non è tanto la liberalizzazione, quanto la deregolamentazione, a favore solo della grande distribuzione, ma non certo per dettaglio tradizionale e consumatore».
Ha le idee ben chiare l’Ascom di Belluno sulle conseguenze della manovra Monti in tema di liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali e delle aperture domenicali. «È unanime la posizione delle organizzazioni datoriali e sindacali», precisa il direttore dell’Ascom Luca Dal Poz, «e siamo convinti che in questo momento sul tema ci siano parecchi luoghi comuni». «Per fare qualche esempio», aggiunge il presidente Franco De Bortoli, «il dire che con la liberalizzazione dei negozi si salverà l’economia italiana. Oppure che nel resto del mondo si tiene aperto 24 ore su 24. Niente di più falso. Quello che si dovrebbe fare ora è rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini. O almeno non toglierne tanti». E infatti, tengono a sottolineare dall’Ascom, non è vero che tenendo aperti i negozi anche la domenica si dà un impulso all’economia, «visto che le persone hanno ben poco da spendere. Anzi, si anticipa sempre più il giorno del mese in cui finisce lo stipendio», evidenzia il presidente Ascom.
«Con le aperture domenicali», fa notare Stefano Calvi della segreteria Fisascat Cisl provinciale, «non è che la gente aggiunga alle spese settimanali quelle del week end, ma semplicemente le sposta al fine settimana. Non ci sono guadagni in più». Ma il problema non è solo quello dei guadagni, è ben più ampio. «Siamo preoccupati perché con la liberalizzazione si crea una destrutturazione nella gestione del lavoro e della famiglia», evidenzia Fulvia Diana Bortoluzzi, Filcams Cgil,«nelle strutture commerciali non c’è l’intenzione di ampliare l’organico. Aumenterà quindi l’orario di lavoro per i dipendenti. Sono richieste sacrifici, per esempio, per le donne e le mamme, che si vedono privare della domenica come unico giorno da poter passare in famiglia e con i figli».
«La legge regionale, su impulso della legge Bersani», spiega Dal Poz, «aveva già previsto delle sue regole, prevedendo 16 domeniche si apertura all’anno più quelle di dicembre. Con deroga per le città d’arte e le località turistiche, con apertura di 320 giorni all’anno, comprese le domeniche. Non vogliamo ingessare il mercato, ma far notare che nel nostro territorio ampie deroghe ci sono già. Pensiamo a Cortina». «Il problema della manovra Monti», commenta De Bortoli, «è che presuppone che tutta l’Italia sia derogabile, e non tiene conto delle realtà locali, per cui ci vuole una regolamentazione specifica».
La Regione Veneto, quindi, aveva già posto dei limiti alle aperture domenicali. A fare ricorso al Tar contro tali limiti i grandi centri commerciali regionali (25 in tutto in regione). «Da Belluno c’è stato un ricorso da parte di un’azienda che gode già della deroga dei 320 giorni (Oviesse)», precisa Dal Poz, «e il Tar ha risposto con una sospensiva. Ora siamo in sostanza in “regime di libertà”». Bisognerà aspettare il 22 febbraio per sapere la decisione definitiva del Tar, quando si riunirà la camera di consiglio per la trattazione collegiale. «Come Ascom, ci auguriamo sia evitata la sospensiva», afferma De Bortoli.
Martina Reolon
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