Nemesio Aquini caustico: «Quando ci processano?»

Il più anziano degli indagati si è pagato le perizie grazie a un prestito in banca e aspetta con impazienza l’udienza preliminare 



Dateci l’udienza. Nemesio e Samuele Aquini hanno ormai la pazienza in riserva. I due indagati per il caso Erostrato non immaginavano che passasse anche Pasqua, prima di sapere se saranno portati a processo o no. Eppure la data dell’udienza preliminare non c’è ancora e, considerati i tempi tecnici, il pericolo è che se ne parli nel mese di giugno. L’ultimo episodio rivendicato da Erostrato è del 22 gennaio dell’anno scorso: le caramelle con gli spilli lasciate cadere nel cortile dell’asilo di Cergnai. Eventualmente il processo sarà celebrato nel 2020, ma questo in qualche maniera lo si sapeva.

Il faldone dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Marcon conta circa 2.000 pagine, che i difensori di fiducia Zallot e Perco hanno letto e riletto con grande attenzione. Si attende che lo faccia anche il giudice per le udienze preliminari Marson, in maniera da fissare una prima data sul calendario del procedimento. Intanto Nemesio Aquini non ha perso il suo solito humor alla veneziana: «Stiamo aspettando notizie. Non vorrei che la Procura della Repubblica si fosse pentita di averci indagato, perché sta passando davvero tanto tempo e di prove contro di noi non ne sono ancora state prodotte».

Aquini ha dovuto spendere dei soldi per due perizie che possano contraddire quella della pubblica accusa: calligrafica e psichiatrica. «Sono un pensionato e gli unici soldi che entrano in famiglia sono i miei. Ho dovuto chiedere un prestito alla banca, che mi è stato concesso, perché sono uno che ha sempre pagato i propri debiti. Vogliamo difenderci fino in fondo da un’accusa che era e rimane infondata».

Non c’è una prova regina per imbrattamenti, incendi, lettere con o senza polverina bianca e caramelle con l’anima in metallo. Ma ci sono parecchi indizi a carico dei due indagati: si tratta di capire se sono gravi, precisi e concordanti. E poi la testimonianza della donna con il cane, che avrebbe visto entrambi in passeggiata con il fumo dell’incendio di Morzanch sullo sfondo: «Anche noi abbiamo dei testimoni e questi sono in grado di scagionarci dalle accuse che ci vengono mosse. La signora, che ci avrebbe visto in atteggiamento sospetto, non è credibile e non lo saranno nemmeno le intercettazioni ambientali. Nessuno di noi ha confessato niente, ci mancherebbe».

Lo spirito è parecchio migliorato, rispetto allo scorso autunno quando l’aria era molto più pesante: «Sto meglio io e soprattutto è migliorato mio figlio Samuele, che a un certo punto era davvero molto provato dall’intera vicenda. Non abbiamo niente da temere, ma non c’è dubbio che la pressione sia stata pesante. Aspettiamo questa benedetta udienza preliminare». —



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