Nel museo “Toni Bevilacqua” la storia della bici e del ciclismo

Riapre all’ultimo piano delle scuole l’esposizione dedicata alle due ruote Dal Pan di Isoipse: «Cancellate le iniziative, ma la collezione Sanvido è di qualità»

Gianluca Da Poian

CESIOMAGGIORE

Di nuovo operativo il Museo storico della Bicicletta “Toni Bevilacqua” di Cesiomaggiore. Riapre i battenti quest’oggi, in seguito alla chiusura forzata a causa del Covid – 19.

L’annuncio lo firma l’associazione Isoipse, in collaborazione con il Comune. Entrambe le realtà hanno lavorato congiuntamente affinché il museo fosse messo in sicurezza, pronto ad accogliere nuovamente i visitatori. Nato nel 2007 dalla donazione di Sergio Sanvido di gran parte della sua collezione privata di biciclette e sue componentistiche – pedali, sellini, cambi, ghiere e così via – la struttura trova alloggio all’ultimo piano della scuola primaria di Cesiomaggiore. Lungo l’esposizione viene raccontata l’evoluzione meccanica del velocipede: dal celerifero del ’700 in legno dipinto, ai bicicli Michaux ad alcuni Grand – Bi. Nelle sale trovano spazio storiche bici e tricicli da bambino, bici da lavoro e biciclette utilizzate dall’esercito.

Ampio spazio è lasciato alla storia del ciclismo competitivo e ai suoi grandi campioni: Coppi, Bartali, Nencini, Moser e Pantani. A partire da oggi e per tutta l’estate, sino poi all’autunno inoltrato, la collezione che affascina tutti gli appassionati del più amato mezzo a pedali sarà visitabile secondo gli orari consueti. Dunque il sabato e la domenica dalle 9. 30 alle 12. 30 e dalle 15 alle 18.

«Ci è dispiaciuto molto aver dovuto cancellare, con il lockdown, tutta la programmazione di eventi e incontri al museo, nonché la collaborazione con le principali manifestazioni ciclistiche del territorio e non solo». A dirlo è Fabio Dal Pan dell’associazione Isoipse, nonché appassionato di biciclette e di storia del ciclismo. «Avevamo in programma perfino una pedalata sulla strada che porta alle Fiandre, con partenza dal paese del ciclismo – Cesiomaggiore – e arrivo lì dove si è scritta la storia del ciclismo, ossia il Belgio. Volevamo raccontare il territorio che incontravamo, le strade, le persone, le biciclette e portare al Giro delle Fiandre il nostro piccolo ma prezioso Museo».

Per ora rimangono ferme le iniziative legate al proiettare le più importanti manifestazioni ciclistiche all’interno delle sale del Museo, invitando di volta in volta giornalisti e sportivi in gradi di raccontarle. In pausa forzata anche le attività didattiche ed educative e gli spettacoli. «Al momento, ci si accontenta di essere riusciti ad aprire la collezione “Sanvido” alla visita dei tanti appassionati di storia della bicicletta e di ciclismo, curiosi di vedere come si è evoluto il velocipede e di ammirare le bici di grandi campioni». —

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