Necropoli e tombe in una mappa digitale che rilancia Lamon

LAMON. Dalle testimonianze di frequentazioni in epoca preistorica al medioevo, sono stati individuati sull'altopiano più di venti contesti - primo fra tutti quello della necropoli romana di San Donato – riferibili a insediamenti, chiese, castelli, siti funerari e viabilità che sono stati studiati e collocati nella neonata Carta archeologica di Lamon. Completamente informatizzata, è sviluppata con un software geografico che consente di gestire in modo rapido una serie di indicazioni spaziali (cartografie, foto aeree, modelli tridimensionali) con i dati storico-archeologici e rappresenta quindi uno strumento chiave per la pianificazione delle ricerche future. La Carta sarà inserita a breve nel sito del Comune permettendo a chi attraversa il territorio e a chi vuole scoprirne le caratteristiche sul web di conoscere i beni storici, i sentieri per accedervi e le informazioni essenziali sui singoli siti, con testi e immagini. «Il patrimonio archeologico di una zona costituisce un valore inestimabile in termini di trasmissione della memoria collettiva per chi vi abita e come tale deve essere indagato, protetto e valorizzato», spiega l'assessore alla cultura Stefano Facchin. «In tale ottica, Paolo Forlin, conservatore del Museo archeologico, su incarico dell’amministrazione e di concerto con la Soprintendenza, ha svolto le attività di ricerca per compilare la Carta». Il giovane archeologo lamonese (conosciuto da tutti sull'altopiano come Paolo Cea), che collabora con l'università francese di Besançon (dopo aver cooperato con l'università di Trento e partecipato a numerose campagne di scavo in Veneto), ha lavorato al censimento e posizionamento geografico dei siti attraverso un'analisi scientifica, consentendo la costruzione di uno strumento adatto alle esigenze di tutela e valorizzazione. L'individuazione della figura del Conservatore e la realizzazione dello studio erano tra i requisiti necessari per ottenere dall'ente regionale il riconoscimento di “interesse locale” per il museo di via Resenterra (la richiesta è in fase di stesura). Da parte dell'amministrazione «c'è la soddisfazione di essere riusciti nell'intento in un periodo non favorevole al reperimento di risorse e investimenti». Allo stesso tempo, questo prodotto potrà essere utilizzato come base per la raccolta di tutte le informazioni di interesse ambientale in modo tale da costituire una sorta di contenitore utile anche alla promozione del territorio. Lo sottolinea il sindaco Vania Malacarne: «Il patrimonio archeologico – di cui la Soprintendenza non manca mai di ricordarci il valore – va inteso come risorsa identitaria attraverso la valorizzazione dei tratti locali, perché per una comunità è importante sapere chi è e chi era», dice. «Ma è anche uno degli assi portanti del progetto turistico che stiamo pianificando».
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