Morì un medico sotto la frana di Alverà: assolto ex dirigente di Veneto Strade

D’Agostini è stato scagionato dall’omicidio colposo per non aver commesso il fatto

Gigi Sosso
Il recupero dell'auto di Carla Catturani
Il recupero dell'auto di Carla Catturani

Morì una donna sotto la frana di Alverà. Ma per il decesso di Carla Catturani, la sera del 4 agosto 2017, l’ex dirigente di Veneto Strade, Sandro D’Agostini è stato assolto con la formula più ampia per non aver commesso il fatto dal giudice Coniglio. Mezz’ora di camera di consiglio appena, dopo che il pubblico ministero Pesco aveva chiesto una condanna a quattro anni di reclusione e gli avvocati di parte civile Campeis avevano depositato conclusioni scritte sul risarcimento danni, ma a suo tempo si erano spinti a un milione di euro, secondo il massimo previsto dalle tabelle di Milano. E non avevano nascosto l’ipotesi che si trattasse di omicidio stradale, più che di omicidio colposo, con tutto quello che significa, a cominciare dalla sospensione o dalla revoca della patente di guida. Detto brutalmente: secondo l’accusa e i legali della famiglia, D’Agostini non aveva fatto nulla, per prevenire la colata di fango e detriti, che scese dal Cristallo e travolse la 61enne ex anestesista in pensione all’Istituto Codivilla Putti di Cortina, uccidendola. Mentre per il difensore Vassallo era stato l’unico ad aver fatto qualcosa, premesso che il suo rapporto con l’azienda regionale delle strade era giù cessato, quando successe la tragedia: ad esempio, aveva sollevato il problema delle frane, sulla 48 delle Dolomiti, con una lettera alla Prefettura.

Alla fine di un’arringa molto articolata, ha domandato l’assoluzione perché il fatto non sussiste o non costituisce reato; in subordine per insufficienza o contraddittorietà della prova e in ulteriore subordine per non aver commesso in fatto. Male che andasse, una perizia, per stabilire la dinamica dell’accaduto. Sulla base delle rispettive consulenze, le parti non sono d’accordo nemmeno sul luogo in cui alle 23.30 la frana ha trascinato la macchina sul letto del rio Gere: per l’accusa e la parte civile sul ponte, mentre per la difesa nel parcheggio accanto alla festa campestre, nella quale l’ampezzana Catturani aveva lavorato come volontaria, perché il viadotto era già pieno di detriti, in una serata con due eventi temporaleschi. L’accusa della Procura a D’Agostini era di non aver predisposto idonei presidi di allarme formati da centraline, ecometri, stazioni semaforiche, terminale di segnalazione, sirene di avvertimento, o luci a faro attivabili con un sistema di tiranti o fotocellule né mediante presidio umano, alle prime avvisaglie di smottamento, per poter bloccare il traffico di mezzi e il passaggio delle persone in una zona spesso interessata da frane e colate, oltre che da esondazioni. Mentre per la difesa c’erano compiti che non erano suoi, per dirne un altro l’informazione della gente, a parte il fatto che Carla Catturani era nata e viveva a Cortina, di conseguenza conosceva la situazione. Coniglio ha assolto per non aver commesso il fatto: novanta giorni per le motivazioni, sulla base delle quali ci potrebbe essere appello. Nella stessa vicenda, erano stati prosciolti l’ex sindaco ampezzano Andrea Franceschi, l’ex assessore Stefano Verocai e l’allora responsabile dell’Ufficio Lavori pubblici Stefano Zardini Lacedelli.

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