Moravia, lettere dal soggiorno "coatto"

Esce un libro con le confidenze alla zia durante il ricovero a Cortina
Alberto Moravia da giovane restò 4 mesi ricoverato al Codivilla di Cortina
Alberto Moravia da giovane restò 4 mesi ricoverato al Codivilla di Cortina
 
CORTINA.
A vent'anni dalla scomparsa di uno dei più grandi scrittori del novecento italiano, è stato pubblicato un libro che porta alla luce un peridodo di vita di Alberto Moravia ai più sconosciuto: lo pubblica Bompiani e si intitola "Lettere ad Amelia Rosselli". La signora era la zia del precoce intelettuale che, a soli nove anni, si ammalò di tubercolosi ossea e dovette ricorrere alle cure dell'allora sanatorio del Codivilel Putti di Cortina. Dalla sua stanza d'ospedale, il tredicenne narra le dolorose cure a cui si sottopone e descrive la sua malattia fin dalla prima lettera redatta nell'aprile del 1920. La zia ebbe un ruolo fondamentale per il ricovero di Moravia in questo nosocomio, visto che fu proprio lei a convincere la famiglia a mandarlo in Ampezzo. Allora Moravia frequentava il liceo Tasso a Roma e amava leggere Rimbaud, Gogol e Dostoevskij. Quando arrivò a Cortina cominciò a scrivere alla zia subito dopo la prima ingessatura alla gamba destra; e lo fece per una sessantina di volte. La descrizione di ciò che vede dalla finestra è un biglietto da visita inedito per Cortina, una descrizione che vale assolutamente la pena di leggere. Moravia, oltre alle lettere, impostò proprio nell'ospedale cortinese una novella tutta psicologica, come lui stesso la descrisse alla zia, e stese il canovaccio di un suo primo romanzo ispirandosi proprio a questi luoghi che evidentemente lo avevano colpito. Moravia tornò a camminare, e potè quindi ripartire per casa, dopo 4 mesi trascorsi interamente a Cortina. (an.gr.)

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