Mons. Pizziolo: «Faremo visitare la casa dove visse il Papa del sorriso»

. La casa natale di un futuro beato (e santo) salvata dalla speculazione. Questo ha fatto la diocesi di Vittorio Veneto con l’atto notarle sottoscritto ieri per il passaggio di proprietà dagli eredi di Giovanni Paolo I alla Chiesa vittoriese, che dal 1959 è stata governata per più di 10 anni dall’allora vescovo Albino Luciani.
Negli anni, in effetti, si sono fatti avanti dei privati per mettere le mani su un edificio che nel tempo avrebbe potuto rendere fior di quattrini, avendo accolto un santo. Quando si è fatto avanti un benefattore della diocesi di Vittorio Veneto, devoto del “papa del sorriso”, con una somma tale da poter acquisire la struttura e di poterla sottoporre a una prima manutenzione, il vescovo mons. Corrado Pizziolo non ci ha pensato due volte. O meglio, ci ha pensato, ha consultato gli organi amministrativi, e poi ha detto di si. E il motivo lo spiega lui stesso, in una lunga lettera alla sua Chiesa. «Desidero rendere pubblica una notizia riguardante la casa natale di Papa Luciani, nostro amato vescovo per undici anni. Appartenendo alla famiglia Luciani e quindi essendo proprietà privata, la casa – dove il piccolo Albino nacque e visse fino a che non diventò prete e che costituì il riferimento familiare lungo tutta la sua vita – era preclusa alla visita dei pellegrini. Costoro, infatti, si fermavano con comprensibile dispiacere all’esterno della casa, che si trova a circa 300 metri di distanza dalla chiesa parrocchiale».
Dunque, allo scopo di rendere visitabile questa casa da parte di tante persone, un donatore ha offerto totalmente le risorse per acquistarla – conferma il vescovo Pizziolo – e anche un contributo per compiere dei lavori di risistemazione. «Un possibile acquisto da parte di altri compratori poteva precludere la possibilità di visita dell’ambiente: il che sarebbe stato assai spiacevole, specialmente nell’eventualità che Giovanni Paolo I possa essere beatificato e dichiarato Santo».
Il che potrebbe essere annunciato l’autunno prossimo, con la solenne celebrazione in San Pietro nel 2020. Almeno così si auspica a Vittorio Veneto e a Belluno, essendo il processo di beatificazione alle ultime fasi, quelle dell’accertamento del miracolo avvenuto a Buenos Aires. Dai colloqui avuti con il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Renato Marangoni, e anche con il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, il vescovo Pizziolo ammette di essersi reso conto che la diocesi bellunese si trovava in difficoltà per prospettarsi l’acquisto e, conseguentemente, per affrontare l’impegno di gestire la casa. «Anche per la nostra diocesi l’impegno di acquistare e risistemare la casa natale di Papa Luciani sarebbe ben difficile da sostenere; tuttavia, il benefattore ci ha messo a disposizione tutte le somme necessarie per darvi corso e consentirci di diventare proprietari del fabbricato».
Dopo aver sentito il parere del Consiglio diocesano per gli affari economici, Pizziolo si è orientato ad accettare l’offerta: «Ho riconosciuto l’obiettiva e indiscutibile bontà del progetto di rendere la casa natale di papa Luciani visitabile dai tanti pellegrini che vengono da ogni parte del mondo. «Francamente devo anche aggiungere che mi sono sentito in dovere di accettare, davanti alla generosità straordinaria del donatore, anche per il fatto che la nostra diocesi non era impegnata, se non in misura minima, dal punto di vista economico».
Il vescovo racconta, nella lettera, di aver avuto un incontro con il sindaco di Canale d’Agordo, che è il Presidente della Fondazione Giovanni Paolo I, il quale ha espresso la possibilità di sistemare con risorse pubbliche il piccolo prato prospiciente l’abitazione del Papa. «A questo riguardo, da parte della nostra diocesi non c’è stata nessuna pretesa e, in ogni caso, presumo che si tratti di una spesa contenuta, dal momento che non dovranno essere eseguiti lavori gravosi e che l’opera può rientrare in una più ampia programmazione di interventi che coinvolgono l’intero Comune». «L’impegno che in questo momento la diocesi si assume», chiarisce il vescovo, «è quello di rendere visitabile la casa e, più precisamente, almeno per ora, quegli ambienti della casa dove ha vissuto il Papa, dal momento che il secondo piano e la soffitta dell’abitazione non appartenevano alla famiglia Luciani. Alla luce delle perizie fatte, penso che la riabilitazione della struttura, ai fini dell’accoglienza dei pellegrini, non preveda una spesa molto onerosa. In ogni caso, per questo, si è resa disponibile anche la diocesi di Venezia ed eventualmente anche la CEI».
Per rendere possibile l’obiettivo della visita alla casa, si farà dunque affidamento sulla Fondazione Giovanni Paolo I, i cui responsabili si sono dichiarati disponibili per accompagnare e guidare le visite alla casa. Di fatto, già lo stanno facendo, fermandosi però all’esterno e presentando il luogo senza, al momento, poter entrare. —
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