Moby Prince, la magistratura apre una terza inchiesta

ARSIE'. A distanza di oltre 27 anni, la Procura di Livorno ha aperto una nuova inchiesta – la terza – sulla tragedia del Moby Prince, il più grande disastro della marineria italiana nel quale morirono 140 persone in seguito alla collisione tra il traghetto della Navarma e la petroliera Agip Abruzzo. Era la notte del 10 aprile 1991. Un incidente nel qualche anche Arsiè pagò un prezzo altissimo con cinque vittime: Angelo Fusinato, Gianna Padovan, Agostino e Ivan Saccaro e Antonietta Del Tezzon. La conferma del nuovo capitolo giudiziario è arrivata dopo l’incontro tra il procuratore capo Ettore Squillace Greco, la dottoressa Sabrina Carmazzi, magistrata assegnataria del fascicolo, e i parenti delle vittime che da anni si battono per avere “verità e giustizia”.. Una svolta che giunge a meno di un anno dalla fine dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul disastro, la cui relazione conclusiva era stata presentata il 24 gennaio scorso in Senato.
La Commissione, al temine di un iter durato due anni, ha messo in discussione molte delle ricostruzioni fatte in passato: l’assenza di nebbia, un ancoraggio della petroliera diverso da quello riportato nelle carte processuali, una rotta del Moby che ha subito una turbativa, una sopravvivenza a bordo del traghetto ben oltre i 30 minuti ipotizzati. E ancora: strumentazioni inadeguate, con un solo radar in possesso della stazione dei piloti, zero formazione da parte delle autorità in caso di incidenti in mare, soccorsi improvvisati e non coordinati, un’inchiesta giudiziaria – la prima – frettolosa. E per finire dubbi sulla rotta della petroliera prima del suo arrivo a Livorno e sul materiale trasportato, oltre agli accordi tra le compagnie assicurative dopo due mesi dalla tragedia.
Sospetti che, pur avendone competenze e poteri, non hanno portato la stessa commissione a ipotizzare un reato ed eventuali responsabilità.
«In questo ultimo anno – spiegano Luchino Chessa e Loris Rispoli, presidenti delle due associazioni dei parenti delle vittime – ci siamo chiesti più volte se gli atti della Commissione d’inchiesta fossero stati trasmessi alle Procure di Livorno e Roma e se le procure stesse avessero aperto fascicoli. In seguito a una richiesta specifica, per quanto riguarda Livorno. In un incontro in Procura è emerso che è stata chiesta la relazione conclusiva ancora prima della pubblicazione della stessa».
L’indagine, infatti, è stata aperta come atti relativi a inizio 2017 quando era emersa l’esistenza di un documento segreto dell’ex Sismi, il servizio segreto militare, all’interno del quale ci sarebbe un importante riferimento al Moby Prince. La procura, dopo aver avuto gli atti della commissione, ha trasformato il fascicolo ipotizzando anche un reato per poter effettuare nuovi accertamenti.
«Dal colloquio – confermano i parenti delle vittime – è emerso che le indagini, con tutta probabilità, verranno o sono già state riaperte, al fine di verificare ipotesi di reato ancora perseguibili. Come familiari non possiamo che plaudire per la posizione del procuratore che consideriamo un evidente e concreto passo in avanti, nella speranza di fare piena luce su quello che è accaduto la notte del 10 aprile, in attesa di avere giustizia per la sofferenza e la morte orrenda che hanno avuto i nostri cari».
Un incidente che ha segnato il presente e il futuro anche di intere famiglie arsedesi. Due anni fa il sindaco di Arsiè, Luca Strappazzon, si recò a Livorno per la messa di suffragio dimostrando che la cominutà di Arsiè non ha dimenticato. E se servirà il primo cittadino sarà ancora a fianco dei parenti delle vittime. —
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