MICHIL COSTA

Sono ovviamente euforico. Questa è una vittoria dell'interesse collettivo sull'interesse individuale, particolare. Ha vinto la natura e, siccome noi siamo natura, abbiamo vinto tutti. Ogni volta che nelle valli ladine, sulle nostre montagne, in Alto Adige, un po' ovunque viene tagliato un albero, è come se mi venisse tagliato un dito. Dio ha creato se stesso e attorno a sé la natura. Ha vinto anche l'identità ladina, come ho avuto modo di spiegare in occasione della serata organizzata dai Ladins Dolomites a Selva sul tema dell'hotel a 7 stelle: ogni volta che facciamo del male alla natura delle nostre vallate, rischiamo di cancellare la nostra memoria, la nostra identità. Se ci sforzeremo di essere intelligenti, riusciremo a capire che la costruzione di un hotel 7 stelle lede la nostra memoria storica. Se riusciremo a capire che agendo così cancelleremmo il nostro passato e non avremmo un futuro, allora saremmo tutti vittoriosi, altrimenti perderemmo tutti. Nelle nostre vallate servirebbe un vaccino contro la malattia del mattone. Purtroppo, continuiamo tutti a ragionare in termini di cubatura, in termini di Pil, invece che in termini di Fil, felicità interna lorda. La decadenza dell'urbanistica ladina è iniziata da un po', ora siamo proprio alla fine, alla macelleria turistica, alla pseudocultura pornoalpina. Certo, è proprio così. Con il marchio Unesco le Dolomiti sono più a rischio di prima, sta succedendo quello che avevo detto alla proclamazione delle Dolomiti quale patrimonio dell'umanità. Noi dolomitici vogliamo solo sfruttare il marchio dell'Unesco quale strategia di marketing. Qui di tutela ambientale non parla più nessuno. Ferma restando l'importanza del riconoscimento, mi sembra che Unesco significhi solo pubblicità. Del resto, io sono profondamente convinto che la crisi economica che stiamo vivendo sia frutto anzitutto di una crisi spirituale. L'abbiamo sentito anche l'altra sera al dibattito di Selva: ai responsabili delle nostre organizzazioni turistiche l'albergo a 7 stelle interessa solo in termini di promozione e questo non è certo un bene per le Dolomiti.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi