Maria Luggau, record di pellegrini

SAPPADA. Record di pellegrini a Maria Luggau. Sono ben 600, sappadini, friulani di Sauris, Socchieve e Forni di Sopra, cadorini, turisti che questa mattina, alle 3, ben prima dell’alba sono partiti da Cima in pellegrinaggio al santuario mariano. Li attendono circa 10 ore di cammino, su e giù per la montagna, fino ai piedi del monte Peralba.
È da 211 anni che questo rito di svolge, senza mai interrompersi, se non durante la guerra. Spesso è stata trovata la neve, ma i fedeli (e numerosi partecipanti neppure sono credenti) sono sempre andati avanti. Tra loro anche alcuni villeggianti a Sappada e in Cadore, come quelli che arrivano da Roma. Ad accompagnarli sarà il parroco, don Michele Molaro, che ha una gamba da autentico montanaro, pari a quella di monsignor Pietro Piller, sappadino di origine, parroco di Sauris e Socchieve, che con la sua gente è partito ancora giovedì e rientrerà solo martedì sera. «Un particolare clima di raccoglimento e preghiera che unisce in maniera indelebile i partecipanti – anticipa don Michele –; spesso si ritrovano di anno in anno e il clima di unione che si percepisce è davvero molto bello, come è positivo pregare tutti insieme, con tranquillità, in mezzo alla natura, cercando, come ci invita continuamente a fare papa Francesco, di rimettere a fuoco la nostra fede e di risvegliare le coscienze spesso assopite davanti ai drammi, come quello della povertà».
Il secolare pellegrinaggio è caratterizzato dalla preghiera, dal canto e dalla riflessione che in questa edizione, in occasione dell’Anno giubilare, si concentra sul tema della misericordia traendo spunto, come sottolinea don Piller, dalle situazioni difficili che in questo momento si stanno vivendo. Ma, curiosamente, ci sono sappadini che non vogliono limitarsi alle 10 ore dell’andata e alle 10 del ritorno, domani. «Molti sono i sappadini – racconta Piller –, che hanno scelto di partire con noi già giovedì, rinsaldando un gemellaggio, anche con Sauris, che va avanti da 20 anni riscoprendo antichi legami che sono sì quelli linguistici, ma anche quelli culturali. Il cammino, anche se impegnativo fisicamente, è un’esperienza profonda». (fdm)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi