Mano nel tornio: incidente evitabile
PIEVE D’ALPAGO. Un’operazione superflua. Che l’operaio gravemente infortunato della Serman avrebbe potuto non fare, tanto più che la lucidatura al tornio con la carta vetrata non era nemmeno prevista dal documento di valutazione dei rischi dell’azienda di Paludi di Pieve d’Alpago. L’aveva detto nell’udienza di ieri mattina un collega di lavoro di Riccardo Lotto e l’ha ribadito il suo responsabile diretto.
La posizione più scomoda, comunque, è quella del datore di lavoro Pierluigi De Cesero, che si ritrova a processo per lesioni personali colpose.
Per questa rifinitura non richiesta, è stato detto, eventualmente ci si rivolgeva a ditte esterne. Se poi si voleva procedere lo stesso, allora era indispensabile non avvicinare le mani al tornio e lavorare a braccia nude e senza guanti, per evitare di rimanere impigliati, durante un’operazione senz’altro pericolosa, come l’ha definita l’ispettore dello Spisal, che ha condotto le indagini sull’infortunio sul lavoro del 16 gennaio di tre anni fa. Un incidente da più di 40 giorni di prognosi: quando avrebbe potuto rientrare al lavoro, l’operaio è stato messo in ferie forzate, perché nel frattempo l’azienda stava fallendo. Quel giorno il guanto gli è rimasto incastrato nel macchinario e la mano è stata risucchiata dagli ingranaggi. Con l’altra è riuscito a fermare tutto e limitare, per quanto possibile, i danni.
Del resto, nell’udienza precedente aveva detto che faceva freddo in azienda. Talmente freddo che doveva vestirsi a strati, per lavorare a un macchinario già di per sé da non sottovalutare. De Cesero è difeso dall’avvocato Casciarri e non è comparso davanti al giudice Scolozzi e al pubblico ministero Gulli. L’operaio non si è costituito parte civile e ieri non c’era nemmeno il suo legale, Rupolo del foro di Padova. (g.s.)
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