Mancano 32 medici d’urgenza l’Usl ne trova solo quattro

La carenza di medici specializzati in medicina d’urgenza costringe l’Usl a ricorrere a contratti libero-professionali anche con pensionati.
Su 32 camici bianchi da inserire nei pronti soccorsi degli ospedali bellunesi, nei punti di primo intervento e anche nelle attività dell’emergenza sanitaria territoriale, l’azienda è riuscita a reperirne soltanto quattro. Un numero che mette a rischio l’attività stessa di questi reparti.
Non è la prima volta che l’azienda sanitaria bellunese deve ricorrere a questi escamotage per garantire il servizio essenziale di assistenza. Accordi e convenzioni con altri ospedali italiani sono stati fatti per la Pediatria e per la Psichiatria. Gravi carenze si registrano anche in Ginecologia e Anestesia. Segno che tutto il sistema sanitario è a rischio.
«Da anni questa Usl», dicono dalla direzione generale di via Feltre, «riscontra notevoli difficoltà ad assumere medici nella disciplina di medicina e chirurgia d’accettazione e d’urgenza da assegnare ai reparti di Pronto soccorso, ma anche ai punti di primo intervento come Auronzo e Cortina e all’emergenza territoriale. Le difficoltà di assunzione», proseguono i vertici Usl, «sono dovute in parte alla carenza di offerta di professionisti, diffusa su tutto il territorio nazionale, e in parte alle caratteristiche orografiche e alla bassa densità abitativa della provincia di Belluno che non favoriscono non solo il reclutamento di personale, ma anche la permanenza in servizio nelle strutture aziendali».
Per sopperire a questo problema, l’azienda sanitaria è ricorsa a molte procedure, ma tutte con esito negativo. Gli ultimi concorsi sono stati indetti ed espletati, anche per conto dell’Usl Dolomiti, dall’Azienda zero. I due del 2018 hanno visto il primo una sola domanda e il secondo due, domande che si sono risolte, poi, in un nulla di fatto perché i candidati non si sono presentati a sostenere le prove. Un terzo concorso con 15 assunzioni per l’azienda bellunese, sempre indetto da Azienda zero nel marzo scorso, ha visto un numero di domande estremamente ridotto. Esito negativo anche per le procedure di mobilità attivate in questi anni.
«La carenza di medici comporta non solo l’impossibilità di rispettare gli standard previsti dalla Regione, ma anche il rischio concreto che si possa verificare l’interruzione della continuità dei servizi assistenziali. Quindi siamo stati costretti a ricorrere ad altre forme di reperimento di risorse umane tra cui la stipula di contratti di lavoro autonomo».
E mentre dalla Regione il direttore generale dell’area Sanità e sociale ha autorizzato l’assunzione di 32 specialisti in medicina d’urgenza, di specialisti ne sono stati trovati soltanto quattro. L’azienda, infatti, tramite un avviso ha verificato le posizioni dei candidati Alberto Colamatteo, nativo di Salerno ma iscritto all’albo dei medici di Belluno, Corrado De Luca di Agrigento, Domenico Rosario Mancini di Taranto e il professionista in pensione Roberto Gobbo, l’unico tra tutti nato e vissuto in provincia di Belluno. Questi dovranno garantire accessi diurni e notturni di 12 ore al pronto soccorso, reperibilità.
L’incarico durerà per 12 mesi. E l’Usl sborserà per questo 200 mila euro. —
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