Maestra manesca, citato il ministero

Rinviato a dicembre il processo per gli schiaffi e le tirate di capelli ai bambini di un asilo cittadino
BELLUNO. Maltrattava i bimbi dell’asilo. Il processo a una maestra che lavorava in una scuola materna cittadina non è ancora ufficialmente partito. Dopo il rinvio a giudizio del mese di febbraio, nell’udienza filtro di ieri mattina l’avvocato di parte civile Daniele Tormen, che tutela due famiglie, ha chiesto e ottenuto che venga citato il responsabile civile, cioè il ministero dell’Istruzione. Inevitabile il rinvio da parte del giudice Feletto all’11 dicembre.


L’imputata è difesa da Mauro Gasperin e Monica Barzon e non ha mai considerato l’ipotesi di un patteggiamento, dal momento che ritiene di non aver fatto niente di male. L’ha ribadito quando è stata interrogata e ne rimane convinta. La procura della Repubblica, invece, le addebita maltrattamenti abituali a cinque bambini. Secondo l’accusa, il suo metodo d’insegnamento era fondato sull’intimidazione o addirittura sulla violenza fisica, tra percosse, strattonamenti e schiaffoni. Non si trattava solo di urla o sgridate ai piccoli di età compresa fra i tre e i cinque anni. In momenti di pazienza terminata o grande nervosismo, ci potevamo scappare sberle e anche tirate per i capelli.


La maestra si occupava di una classe numerosa e difficile da gestire, formata da almeno 24 bimbi, naturalmente più o meno vivaci, Quando i piccoli sono stati ascoltati in audizione protetta dal magistrato titolare del fascicolo, hanno un po’ ridimensionato la portata dei maltrattamenti descritti dai genitori e denunciati alle forze di polizia da una coppia in particolare. Tutti hanno continuato a voler bene alla loro maestra, compresa la bambina che un giorno era stata presa per le codine dei capelli e spostata di peso. In sostanza, in prima battuta c’è stata soltanto una denuncia all’autorità giudiziaria nei confronti della docente, quasi sicuramente da parte della famiglia del bambino che è stato trasferito in un’altra scuola materna, perché ormai i rapporti si erano irrimediabilmente deteriorati. Non c’erano più margini per recuperare e il bimbo era sempre meno tranquillo e contento di andare all’asilo.


Prima di chiedere il processo, la procura aveva disposto la sospensione dall’esercizio della professione della donna, una misura cautelare che è diventata superflua, nel momento in cui è stata a sua volta trasferita tra gli scaffali di una biblioteca e non è più stata a contatto diretto con i bambini.


I fatti contestati sono compresi in un periodo di tempo che va dal settembre 2015 al gennaio dell’anno dopo. La donna è una dipendente del ministero dell’Istruzione, ecco perché Tormen ha formulato questa richiesta al Tribunale, che fa slittare l’inizio del processo a dicembre.
(g.s.)


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