Lupi, nessuna informazione ai cittadini

Livinallongo. Il sindaco Leandro Grones si lamenta su Facebook ma non ha ancora organizzato alcun incontro

BELLUNO. Il ritorno dei lupi in provincia è considerato da molti un problema ma, a distanza di oltre un anno dalle prime presenze documentate, la questione non è ancora stata affrontata in maniera sistematica. Alcuni comuni hanno già organizzato diversi incontri informativi per raccogliere le preoccupazioni dei cittadini e informarli. A Belluno il sindaco si è attivato come intermediario tra gli allevatori e la Regione Veneto per rendere più snelle le procedure di rimborso e di assegnazione di recinzioni e cani da gregge. In altri casi, invece, non è così. L’esempio più significativo è quello di Livinallongo, dove si segnalano avvistamenti frequenti di lupi e la popolazione è sempre più impaurita. Il sindaco di Livinallongo, Leandro Grones, è autore di numerose fotografie pubblicate su Facebook, dove documenta i pasti dei lupi, ma finora non ha mai organizzato un incontro informativo in paese.

Sindaco Grones, come mai ultimamente preferisce la fotografia alla caccia?

«Perché sì».

Da quanto tempo i lupi sono tornati a Livinallongo? Quanti sono circa?

«I primi due lupi sono comparsi poco più di un anno fa a Corvara, poi hanno iniziato a riprodursi e adesso i cuccioli girano a destra e a manca e si vedono molto di frequente. Credo che siano una dozzina, ma non ci sono dati ufficiali. Le prime scorribande risalgono all’estate 2017 e adesso la situazione è abbastanza critica».

In che senso?

«La gente vede i lupi vicino alle case. Ne hanno visto uno a 600 metri da Arabba a Natale e molti hanno paura di uscire e di frequentare i boschi. Poi c’è la preoccupazione degli allevatori, che temono per i loro animali».

Perché non avete ancora organizzato un incontro informativo con la popolazione?

«È inutile fare un incontro quando la gente non può venire perché deve lavorare. Qui siamo tutti addetti al turismo. Abbiamo deciso di organizzare un approfondimento dopo Pasqua con la Regione che ha la responsabilità in materia».

In uno dei suoi post su Facebook, pubblicando la foto dei resti di un ungulato, lei ha scritto che i lupi rischiano di estinguere caprioli e cervi.

«Ho scritto che di questo passo dovremo reintrodurre i caprioli. Troviamo carcasse anche in mezzo alla strada, chissà cosa c’è nel bosco».

Molti pensano che i lupi siano stati reintrodotti e lo scrivono anche a corredo dei suoi post. Un cittadino le ha scritto: “Il responsabile di questa pazzia di sicuro ha un nome”. Perché non ha ancora chiarito l’equivoco?

«Ho parecchie cose da fare, non posso rispondere a tutto quello che mi scrivono su Facebook. Non lo faccio mai».

Non ha pensato di chiamare un esperto per dare informazioni agli abitanti?

«Ho chiamato un’istituzione, non chiamo un esperto perché non credo che avere una laurea basti per considerarsi esperto. Se volessi alimentare la disinformazione chiamerei a parlare un allevatore della Lessinia».

Secondo lei quale potrebbe essere una soluzione?

«Non ho una soluzione, ma non vorrei che tutte le superfici a pascolo restassero abbandonate perché i contadini hanno paura per i loro animali. So che ci sono Paesi europei che si sono attivati. Abbiamo 500 ettari di pascoli, ma c’è solo una malga dove gli animali vengono chiusi durante la notte, tutti gli altri animali restano all’aperto e come si fa a recintare e a proteggere tutto? Da noi non ci sono greggi di pecore, ma mucche, cavalli e asini».

Lei non crede nell’utilità dei recinti?

«Ci sono degli allevatori che hanno chiesto alla Regione le recinzioni. Credo che siano arrivate ma non ne sono sicuro. In ogni caso non si può recintare il 100% dei pascoli. D’inverno gli animali stanno dentro, ma con l’estate abbiamo paura che la situazione esploda».

Proprio in vista della bella stagione e del ritorno negli alpeggi, non crede che il dovere di un Comune sia quello di adoperarsi per affrontare la situazione e riportare la serenità tra la gente?

«L’Appennino è pieno e ci sono sempre più lupi anche sulle Alpi ma non mi sembra che sia considerato un grande problema. In realtà non credo che questo sia un problema così grosso. Il lupo c’è stato per secoli da noi. Ne troviamo testimonianza nei documenti di caccia del castello di Andraz. Così come dell’orso, ci sono anche diversi toponimi che richiamano l’antica presenza dell’orso nelle nostre terre».

In effetti c’è stato un periodo in cui Arabba era conosciuta come “la terra dell’orso”.

«Quella era soprattutto un’invenzione turistica».

Avete pensato di sfruttare la presenza del lupo per attirare turisti appassionati?

«Non credo che il lupo cambierebbe le sorti del turismo bellunese».

Al momento in Italia i lupi non si possono cacciare nè uccidere. Lei pensa che bisognerebbe farlo?

«Ci sono quelli che vorrebbero eliminare tutti i lupi, ma io non ho mai detto che ucciderli è la soluzione del problema e non l’ho mai nemmeno pensato. Il lupo da qui non lo togliamo, quindi dobbiamo imparare a conviverci. Purtroppo è utopico pensare che il problema si possa risolvere».



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