L’università è sempre più cara per i bellunesi

Il sociologo Diego Cason: «I nostri giovani spendono dai 3.500 ai 6.000 euro in più rispetto ai colleghi della pianura»
I candidati che sostengono il test di ammissione alla facoltà di medicina all'Università Palazzo Nuovo, Torino, 8 Aprile 2014 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
I candidati che sostengono il test di ammissione alla facoltà di medicina all'Università Palazzo Nuovo, Torino, 8 Aprile 2014 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO



Sono circa 600 gli studenti universitari che dalla provincia di Belluno emigrano verso gli atenei di Padova, Venezia, Treviso, oppure salgono a Trento e Bolzano o ancora scendono a Pordenone, Udine o Trieste, affrontando costi che sono maggiori di quelli dei loro colleghi di pianura.

«Il differenziale è fra i 3500 e, addirittura, i 6000 euro l’anno», sostiene il sociologo Diego Cason. Nei giorni scorsi, il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini, ha incontrato gli universitari del suo Comune e il problema si è palesato in tutta la sua urgenza. Da qui il contatto con Cason, che si è detto disponibile a un’approfondita ricognizione, evidenziando però la necessità che lo studio sia affidato a istituti in grado di poter verificare puntualmente quale sia la dimensione esatta del differenziale e quali le motivazioni.

Gli studenti bellunesi non pagano solo di più perché hanno un costo maggiore di trasporto per raggiungere le città sedi di atenei, maggiore – specifica Cason – è anche lo stress cui sono sottoposti, nel senso che i collegamenti ferroviari o di pullman lasciano a desiderare; basti pensare che la frequentatissima tratta tra Ponte nelle Alpi e Conegliano rimarrà chiusa fino al prossimo giugno. Da Trieste al Cadore, per esempio, ci si impiega più di mezza giornata. Così pure rischia di accadere per chi va a studiare a Bolzano.

Il differenziale dipende anche dai trasporti che gli stessi ragazzi devono spesso sostenere nelle città di studio. A Venezia, per esempio, una camera costa l’impossibile, per cui lo studente deve trovare alloggio a Mestre o addirittura a Mogliano; ed ecco che il costo del trasporto cresce a dismisura. Chi non può contare sulla “Carta Venezia”, rischia di rimetterci tra i 240 e i 400 euro l’anno di abbonamento. Frequentare l’università a Bolzano vuol dire pagare 300 euro al mese per una camera, che invece può costare 500 e anche più a Trieste e a Udine, 600 euro in altre città. Ci sono bellunesi che vanno a studiare a Ferrara e a Bologna, altri ancora che raggiungono il Politecnico di Torino o l’Ateneo Orientale di Napoli.

«Il differenziale», insiste Cason nella spiegazione, «non vuol dire solo trasporti ma anche costo della vita lontano da casa; chi infatti studia nelle università più distanti, difficilmente ritorna ogni fine settimana. E chi non rincasa spesso, è ovvio che non può far provviste dai genitori ma deve arrangiarsi, con spese evidentemente maggiori».

È vero, c’è il welfare universitario. Cason ricorda, al riguardo, che in Veneto arriva a 1500 euro di media, mentre a Bolzano sale fino a 3700 euro e a Trento si ferma a 2200 euro. «Ma spesso, gli studenti bellunesi non sono nelle condizioni di poterne usufruire completamente».

Il rischio è ancora più grave per il Bellunese, sottolinea il sociologo: «Di solito, chi prende il largo e si allontana molto da casa e dalla provincia, una volta terminato il corso di studi decide di fermarsi lì dove ha raggiunto la laurea. I più bravi vanno oltre, fanno i master, e questi non ritornano certamente sulle Dolomiti». Il costo, dunque, si inasprisce. —

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