L’ultimo saluto di don Mario Zanon «Dobbiamo volerci bene tra noi»



. «Mi dicono: “Don Mario, hai fatto tanto del bene”. Sì, ma con voi. Da solo non avrei fatto nulla». Nell’ultima omelia pronunciata ieri dal parroco di Taibon, don Mario Zanon ha ripetuto tante volte la parola “bene”.

Quello che spera di aver fatto in questi 27 anni di servizio alla comunità dei santi Cornelio e Cipriano e quello che da essa ha ricevuto. Ma pure quello che augura continui ad albergare nella mente delle persone. È stata una cerimonia semplice e profonda quella di ieri mattina, in “stile don Mario” si potrebbe dire. Lo stile di un prete di Lamosano (ma anche con sangue agordino) arrivato a Taibon il 1° ottobre 1992. Dopo 27 anni don Mario lascia la carica di parroco, ma non la comunità che lo ha adottato, perché rimarrà in paese alla casa di soggiorno. «Ho pensato a lungo a dove andare», ha detto, «ho deciso di rimanere qui a Taibon perché ho ricevuto tanto e mi sono trovato come in una famiglia attorniato da cordialità e affetto. Starò in mezzo a voi volentieri finché il Signore mi darà la vita e poi ancora».

Ed è proprio a Dio che don Mario ha rivolto il primo grazie “perché senza di lui non sarei niente”. Poi è stata la volta della famiglia. «Ho perso tanti famigliari», ha ricordato, «ma ho i nipoti che mi vogliono bene e che sono sempre un aiuto fantastico. Se penso al bene che ho ricevuto e i sacrifici che i miei familiari hanno fatto per me, non li ringrazierò mai abbastanza». I piccoli paesi, come la natia Lamosano, sono in realtà famiglie allargate e don Mario ne ha ricordato i protagonisti che oggi hanno il nome sulle tombe del paese. «Li ricordo tutti», ha detto, «ho voluto bene a tutti. In quel paese ho trovato una generosità grandissima». Quindi è toccato alla famiglia incontrata nel cammino sacerdotale: un matrimonio, quello con Taibon, lungo più di un quarto di secolo, che continuerà. «Questa comunità è stata la mia famiglia», ha detto ai tanti fedeli accorsi, fra i quali gli amministratori pubblici e i membri delle associazioni, «ho voluto bene a tutti e a tutti ho dato il mio aiuto, anche se magari debole».

«Quanti mi sono stati vicini», ha continuato, «io mi auguro che un segno della mia presenza sia rimasto». Il cartellone colorato dei ragazzi delle scuole elementari con scritto “Grazie don Mario” dice che è così. Ma lo dicono anche i saluti di Alessandro Savio del consiglio amministrativo della parrocchia (che ha ricordato la caparbietà di don Mario per il recupero degli edifici religiosi e del patrimonio storico-culturale) e del sindaco Silvia Tormen.

«Grazie per i battesimi, le cresime, le comunioni, i matrimoni e anche i funerali», ha detto, «grazie per essere stato vicino a tutti, in particolare agli anziani e agli ammalati, grazie per quella generosità e semplicità nel raccontare che ha creato empatia con i giovani, grazie per il rispetto che ha sempre avuto nei confronti della diversità».

Don Mario ha chiuso con un augurio. «Voglio vedere una comunità che si stringe la mano nelle case, nelle famiglie, nel lavoro, che vive nella pace e nella tranquillità. Dobbiamo spendere bene la vita, dobbiamo dirci buongiorno e grazie». —

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