Lui si rovina per le nozze e lei lo pianta in asso

Vas. Nel mirino le spese pazze in vista del matrimonio: una barista marocchina si deve difendere in tribunale dall’accusa di circonvenzione d’incapace

QUERO VAS. «Sposiamoci e andiamo a vivere a Roma»: con questa promessa, lei lo ha convinto a licenziarsi, a incassare la liquidazione (circa ottomila euro) e a “investirla” in preparativi per il matrimonio e in regali (una collana d’oro, un cellulare nuovo). Alla fine, però, lei lo ha piantato in asso: ora è finita a processo con l’accusa di circonvenzione d’incapace, visto che il mancato sposo soffre di un leggero ritardo psichico. Una storia delicata, con l’imputata che respinge le accuse e dice di aver stracciato la promessa nuziale solo perché lui ha iniziato ad avanzare pretese sessuali oscene, che riguardavano anche la futura suocera e addirittura il suo cane.

Lei è una giovane barista di origini marocchine, L.G. le sue iniziali. Lui ha 45 anni. Le loro vite si intrecciano tra Pederobba, Valdobbiadene, Vas (dove lei lavora come barista). Nasce una simpatia molto rapida. Troppo, secondo la Procura della Repubblica di Treviso, che ora accusa la ragazza di aver “sedotto” l’uomo solamente per interessi economici. La proposta di matrimonio sarebbe stata fatta dopo appena quattro giorni dal primo incontro tra i due. «Ma io ero sincera, ho visto che lui era un uomo buono», ha detto ieri la ragazza a margine del processo, dov’è difesa dall’avvocato Marco Bonazzi, «ho deciso di lasciar stare tutto quando lui ha iniziato con quelle proposte a sfondo sessuale inconcepibili».

La strana storia d’amore sboccia alla fine del 2012. I due si conoscono, si frequentano pochi giorni, poi scattano i progetti di matrimonio. Viene fissata una data: 2 dicembre. Lei (secondo l’accusa) convince lui a licenziarsi per incassare il trattamento di fine rapporto dall’azienda: con quei soldi dovrà organizzare le nozze. Lui si compra il vestito e prende alcuni regali per lei: in particolare, un telefono cellulare e due collane, «una d’oro e una di Swarovski», come ha riferito ieri l’uomo al giudice. Ci sarebbe anche qualche donazione in contanti. Poco dopo, però, il progetto nuziale naufraga miseramente: il 23 ottobre lei gli dice addio. Perché? Perché il suo obiettivo di spillargli i soldi era riuscito e terminato, secondo la Procura. Perché lui aveva fatto proposte oscene, invece, secondo la ragazza.

Ad attirare l’attenzione sulla vicenda è stato un episodio curioso: la coppia, assieme a un cugino di lei, è andata a fare la spesa in un negozio di Pederobba che vende articoli per la casa. La spesa è “mostruosa”: circa 950 euro tra detersivi, profumi, articoli vari. È stato proprio il negoziante, insospettito dall’atteggiamento dei tre e dalla prostrazione del promesso sposo, a chiamare i carabinieri. Lei lo ha usato come un bancomat, secondo l’accusa. No, era vero amore, giura la ragazza.

Fabio Poloni

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