Lotta ai sequestri e alla mafia nei gradi di Cucchini

BELLUNO. «Nei posti tranquilli va valutato se la cosiddetta tranquillità è endogena oppure se, sollevando determinati tappeti, si trova qualcosa: ma certo sono considerazioni di carattere generale e io nel Bellunese ci sono solo da quattro giorni, devo ancora conoscere questo territorio».
Il tenente colonnello Massimo Cucchini, 42 anni, originario della provincia di Udine, è il nuovo comandante provinciale dei carabinieri: è lui a guidare la Compagnia dell’Arma, nel comando provinciale di viale Europa, dopo l’addio del colonnello Ettore Boccassini.
L’operatività, come si può anche capire dalle parole, è il suo cavallo di battaglia, anche in “isole” considerate “felici” come la provincia di Belluno, luoghi solitamente agli ultimi posti delle classifiche nazionali per numero di reati e anche efferatezza dei delitti.
E del resto, i suoi 23 anni di servizio nell’Arma dei carabinieri non sono passati poi in posti così tranquilli: dopo il periodo di inizio a Montepulciano, la mappa sulle spalle del tenente colonnello Cucchini, vede le bandierine appuntate a Partinico, al reparto operativo dei carabinieri di Agrigento, comandante dell’anticrimine del Ros carabinieri di Cagliari, quindi il comando della compagnia provinciale carabinieri di Belluno.
Frequenza al 172esimo corso carabinieri, laurea in giurisprudenza, Cucchini viene dalla lotta alla criminalità organizzata, dalla mafia e dai latitanti in Sicilia, ai sequestri in Sardegna. Una carriera in terre che ha portato il tenente colonnello a contatto con i luoghi “caldi”: le prime esperienze ad Agrigento e Partinico in Sicilia, per la lotta alla mafia; poi in Sardegna, dove ha partecipato, per esempio, alle indagini sul sequestro Pinna (ancora nel 2009). Le indagini dei carabinieri che hanno portato alla cattura di alcuni latitanti sono chiaramente le mostrine al petto, in contesti sicuramente diversi da quello bellunese: «Sono esperienze importanti» afferma Cucchini, che va fiero del suo bagaglio professionale, in maniera sobria. Un bagaglio professionale costruito in 23 anni di servizio: «È positiva la frequenza degli incarichi e degli spostamenti sul territorio nazionale, perché questi consentono di maturare una certa esperienza, dal lato professionale, ma anche umano; potersi immergere in realtà diverse e molto distanti dai luoghi di origine e il confronto con gli ambienti criminali di quelle zone forniscono una grossa esperienza».
Rapporti basati sulla fiducia e contatto continuo con il tessuto sociale provinciale: questi i due indirizzi entro i quali muoversi per tenere lontano dal Bellunese la malavita. (cri.co.)
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