Lorenzago, legnaia abusiva per 53 mila euro

LORENZAGO. Una catasta di legna con tetto e finestre? Prima la Forestale, poi la procura della Repubblica, infine il giudice Domenico Riposati non hanno creduto a Roberto Lunardelli, uno jesolano con la baita sopra Lorenzago. Tutti si sono convinti che sia un nuovo vano costruito senza il permesso del Comune. L’avvocato difensore Claudio Rossi ha annunciato ricorso in Appello contro la condanna per abuso edilizio a due mesi e 15 giorni di arresto e 35 mila euro di ammenda. Peraltro anche i giorni sono stati convertiti in euro e fanno altri 18 mila. In tutto, 53 mila. Pienamente soddisfatta la richiesta del pubblico ministero Paolo Sartorello, mentre secondo la difesa l’imputato aveva semplicemente abbellito l’area, anche con un camminamento, e pertanto andava assolto perché il fatto non costituisce reato.
Fra l’altro, c’è una seconda ordinanza del Comune del 31 marzo, dopo quella ritenuta incompleta, che prevede la demolizione del manufatto entro il prossimo 3 luglio. Per questo, Rossi ha tentato di spostare la discussione dopo questa data, in maniera da estinguere il reato, ma Riposati non ci ha pensato nemmeno.
Nel dicembre di quattro anni fa, era stato un ispettore forestale ad accorgersi di quella struttura di sette metri per cinque costituita da tronchetti di legno, accanto alla baita, in un’area boscata e sottoposta a vincolo ambientale. A prima vista, poteva sembrare una catasta di legna, ma con gli infissi e anche un tetto, che non pareva per niente provvisorio. Un nuovo volume, insomma. Ricevuta la segnalazione su quel manufatto artigianale, il tecnico comunale ha provveduto a due ordinanze, la seconda delle quali è esecutiva.
Non è servita la spiegazione di Lunardelli, che è convintissimo di aver accatastato della legna, per il riscaldamento o per la griglia. Pezzi che metteva e toglieva, dopo aver creato lo spazio, insieme a degli amici. Ha fatto anche fatica, oltre a questo si è preoccupato di abbellire la catasta con delle finestre, che d’estate ospitavano dei fiori. Si è sentito preso di mira dai forestali e dal Comune, perché a suo avviso tutti lo fanno, ma nessuno è stato «fulminato» come è successo a lui. Il giudice ha presentato un conto di 53 mila euro e la struttura sarà inesorabilmente demolita.
Gigi Sosso
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi