Longarone. Un toccante funerale rock per l’ultimo saluto a Silvia

LONGARONE.
L’abbraccio di Longarone a una figlia. Una sorella. Un’amica. Silvia Doriguzzi riposa in una cassa color avorio, sotto un cuscino di rose bianche e una maglietta dei Polenta Violenta, un gruppo musicale del posto. Il canto e la musica sono stati la commovente colonna sonora dell’ultimo saluto alla 19enne di Igne, morta mercoledì scorso all’ospedale veronese di Borgo Trento, dopo un tuffo nel lago di Garda da un pontile, nel corso di una festa in spiaggia con alcuni amici.
Durante una messa forse non si era mai sentita la preghiera del Padre nostro recitata sulla melodia di «The Sound of Silence» di Simon & Garfunkel ed è stato uno dei momenti più toccanti dei funerali celebrati da don Alessio Strappazzon. Non più di 150 persone all’interno della chiesa monumentale del Michelucci, ma sul sagrato, all’ombra del campanile una folla di longaronesi, soprattutto della frazione di Igne. Una rappresentanza della stazione Centro Cadore del Soccorso alpino, della quale fa parte il padre Luca; le compagne di classe del corso per parrucchiere dell’istituto scolastico «Leonardo Da Vinci» e tante altre persone, che le hanno voluto e le vogliono ancora tanto bene.
La salma di Silvia Doriguzzi è arrivata davanti all’edificio sacro pochi minuti prima delle 15, accolta dal sindaco Roberto Padrin. Pochi giorni prima, era stato salutato Emilio Sacchet, il 52enne cameriere deceduto per un incidente sul lavoro a Zurigo, in Svizzera: è un momento molto difficile per la comunità, cosa che è stata sottolineata, non senza un certo sconforto dal primo cittadino.
Per tutta la celebrazione, si è parlato moltissimo del sorriso radioso di questa ragazza, che sabato avrebbe dovuto cominciare la stagione lavorativa al bar Filò di Peschiera del Garda e, prima di partire, aveva lasciato un biglietto a mamma Giulia e al suo nuovo compagno Michele, nel quale si legge «Grazie di Tutto» con la T maiuscola. Era una giovane donna, ma più matura di quello che poteva raccontare la sua carta d’identità e, quando era più piccola, aveva stupito tutti con una lettera, nella quale aveva scritto: «Mamma sappi che ti voglio tantissimo bene e spero che la febbre vada via, sennò come facciamo ad andare a scuola. Dalla zia ci porta il nonno se ha tempo. Ma se la strada è corta e il tempo corre così veloce noi come facciamo?».
La sua vita è stata troppo breve, ma non c’è dubbio che abbia fatto in tempo a farsi amare da tutti per quell’entusiasmo contagioso e quell’inarrestabile voglia di vivere, che metteva in ogni cosa che faceva. Alla fine della celebrazione, una serie di messaggi carichi di affetto. Padrin ha letto prima quello della madre Giulia: «Da mesi sentivo che ci sarebbe stato qualcosa di immenso e grande che avrebbe risvegliato più coscienze possibili. Non immaginavo che sarebbe stato questo. La vita è qui ed ora e lei aveva imparato a vivere con questo spirito. Ora comprendo tante cose. L’onda di amore che in questi giorni Silvia ha sollevato è enorme: come il germogliare di un seme che Silvia ha lasciato in ognuno di noi». Poi quello del papà Luca: «Ringrazio tutta la comunità di Igne che l’ha accolta e amata e le comunità qui vicine, dove ha portato il suo sorriso». —
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