L’Odar della Diocesi cerca soluzioni per salvare i centri estivi

Santesso: «Non vogliamo soccombere al distanziamento». Don Fiocco: «Attendiamo indicazioni anche dalla Cei» 

BELLUNO

«In spiaggia con la gabbia? Mai e poi mai. È un’idea quanto meno improponibile dopo mesi di quarantena domiciliare». A ribellarsi alla soluzione che si sta prospettando aanche al mare è anche il direttore dell’Odar, Paolo Santesso, che per conto della diocesi di Belluno-Feltre gestisce il villaggio san Paolo a Cavallino-Treporti, la Gregoriana ad Auronzo e la Lumen di Falcade.

«In questi giorni stiamo lavorando per immaginare come portare avanti le nostre proposte di integrazione, a fondamento storico dell’attività che svolgiamo, per non dover ancora soccombere alla cultura del distanziamento, ancorché indispensabile sanitariamente, e ci troviamo davanti a questa idiozia. No, meglio non andare in vacanza».

In verità Odar sta lavorando proprio per consentire l’estate al mare o in montagna ai suoi abituali 20 mila clienti. Le disdette, come arrivano agli alberghi, allo stesso modo vengono a interessare i villaggi turistici, anche quelli della solidarietà. Se l’Odar mette insieme 20 mila ospiti, la provincia di Belluno ne accoglie altrettanti nelle case diocesane, in quelle parrocchiali, nelle comunità del privato sociale. Senza contare i campeggi. Sono decine le diocesi che conducono campi estivi sulle Dolomiti, da ogni parte d’Italia.

«Non sappiamo che cosa accadrà quest’estate, afferma don Davide Fiocco, direttore del Centro di spiritualità Papa Luciani. «Tutti aspettano il cosiddetto inizio della Fase 2 e le decisioni sul turismo. Noi continuiamo a raccogliere le adesioni alle varie settimane giovanili che si tengono al Papa Luciani, ma dobbiamo capire come organizzare l’accoglienza: il distanziamento sociale continuerà, per cui si dimezzeranno le partecipazioni».

Pellegrinaggi, escursioni, ritiri itineranti, tutto è in forse. «Bisogna avere pazienza, perché stiamo attraversando una pericolosa pandemia e se, per precauzione, abbiamo sospeso le celebrazioni religiosi, immaginarsi il resto dell’attività pastorale, annota don Fiocco.

Santesso, però, ha avviato un’attesa attiva, ritmata dal lavoro di fantasia. «Stiamo studiando come riorganizzare gli spazi. Immagino che le famiglie potranno villeggiare insieme, in mensa, in camera, in spiaggia. Semmai sono da distanziare famiglia da famiglia. Come, allora, recuperare la socialità? Con quale animazione?». La mensa a turno? L’ingresso in spiaggia e l’uscita a scaglioni? E i tuffi in mare? Passando alla montagna, l’escursione al rifugio in che misura si potrà fare insieme? E le partite di calcio nei campi della Gregoriana?

«Immagino, dice il direttore dell’Odar, «che per l’inizio di giugno non saremo pronti ad iniziare. La speranza è di ricuperare almeno luglio ed agosto. Si potrebbe continuare in settembre, ma non è escluso che venga anticipato l’orario scolastico». Non indifferente sarà il problema delle pulizie, dell’igienizzazione in particolare. Lavarsi le mani al mare non è un problema, a volte in montagna sì. La mascherina probabilmente occuperà in modo permanente un angolo dello zaino. I guanti pure. Ma in spiaggia con i guanti? Sono tutti scenari che Santesso e i suoi collaboratori si stanno ponendo.

«Per la verità, interviene don Fiocco, «stiamo attendendo anche qualche indicazione dalla Cei perché non c’è parrocchia, ad esempio, che non organizzi il grest, già in giugno». Non è esclusa la possibilità che queste opportunità siano rinviate a luglio. «Quel che mi pare probabile», conclude Fiocco, «è che tante case parrocchiali o diocesane per ferie non riapriranno. E saranno guai seri anche per l’indotto commerciale dei nostri paesi».

Per Auronzo, ad esempio. Per Tai con la casa di Nebbiù, o per Laggio con il Centro per anziani. —

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