Locazioni brevi, nel Bellunese 1.300 alloggi ancora senza codice
Dal primo gennaio sono a rischio sanzione più di un migliaio di strutture in provincia di Belluno. Corsa contro il tempo per richiedere il Cin istituito dal Governo con l’obiettivo di combattere l’abusivismo. Il sistema è intasato

Mancano solo quattro giorni alle strutture alberghiere ed extralberghiere per farsi rilasciare il Codice identificativo nazionale (Cin). Infatti, dal primo gennaio 2025, scatterà l’obbligo per tutti di esporre il Cin all’esterno degli edifici e online sui vari canali digitali di promozione turistica.
Ad oggi, nella provincia di Belluno, su 5.788 strutture registrate, 4.475 si sono dotate di Cin (77,32%). Mancano quindi all’appello 1.313 strutture, pari al 22,68%, che negli ultimi giorni di dicembre stanno trovando non poche difficoltà nel richiedere il codice.
I dati sono in linea con la media nazionale, ma leggermente più bassi rispetto a quella regionale. Stando ai numeri pubblicati sul sito del ministero del Turismo, le attività registrate alla banca dati regionali sono 57.963, di cui 47.010 dotate di Cin (81,10%). A livello nazionale, le strutture sono 546.903, di cui 435.833 dotate di Cin (76,84%).
Il decreto legge entrerà ufficialmente in vigore a partire dal primo gennaio 2025, ponendo altri due vincoli a tutti a proprietari di qualsiasi unità immobiliare destinata all’affitto breve: dotarsi dei dispositivi di sicurezza minimi, vedi l’estintore e i rilevatori di fumo; presentare al Comune la segnalazione certificata di inizio attività.
In caso di mancata osservanza delle prescrizioni, le sanzioni previste sono piuttosto pesanti: da 800 a 8 mila euro per un immobile privo del Cin; da 500 a 5 mila euro per la mancata esposizione del Cin, in relazione alla dimensione dell’immobile; in assenza dei rilevatori e degli estintori è prevista l’applicazione di una sanzione da 600 a 6.000 euro.
In caso di svolgimento dell’attività di locazione turistica o breve in forma imprenditoriale, il titolare dovrà presentare la Scia al proprio Sportello unico per le attività produttive di riferimento, pena una multa da 2.000 a 10.000 euro.
Cosa è il Cin
Il Cin serve a identificare in modo univoco ogni struttura ricettiva italiana, come previsto nell’ambito della “Disciplina delle locazioni per finalità turistiche, delle locazioni brevi, delle attività turistico-ricettive e del codice identificativo nazionale”.
Questo codice unifica in una banca dati nazionale tutto il settore turistico favorendone la crescita e la regolamentazione. Serve, infatti, a combattere l’evasione fiscale, a garantire una maggiore trasparenza per il mercato degli affitti brevi e a proteggere i consumatori dalle truffe.
L’obbligo di esporre il Cin riguarda i titolari o gestori di tutte le strutture alberghiere ed extralberghiere italiane nonché i locatori di unità immobiliari ad uso abitativo destinate a contratti di locazione per finalità turistiche e delle locazioni brevi, indipendentemente dalla tipologia di struttura e dalla collocazione geografica.
«C’era bisogno di regolamentare a livello nazionale le locazioni brevi», afferma Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno Dolomiti. «Quindi è stato istituito questo codice che vale sia per le locazioni brevi che per gli alberghi. Per noi è stata un’incombenza in più, ma nella maggioranza dei casi portava via pochi minuti per ottenerlo. Ci sono state delle problematiche, perché a volte ci sono dati catastali che non coincidono, ma sono casi rari. Negli affitti brevi c’era l’anarchia più assoluta».
«Noi abbiamo richiesto il Cin per tutte le nostre strutture già diversi mesi fa», afferma Lucia Ferenzena, ex presidente del Consorzio turistico della Marmolada e property manager che gestisce immobili per conto terzi. «In questi ultimi giorni abbiamo dovuto richiedere il Cin per nuove strutture acquisite, ma il sistema ha dato qualche problema, probabilmente è intasato».
«Non è stato complicato in generale», prosegue, «secondo me è utile per combattere l’abusivismo, perché gli affitti brevi non sono regolamentati. Avere una mappatura di queste case vacanze è corretto, perché è giusto che le cose vengano regolamentate per dare una garanzia all’ospite».
«Se dal primo gennaio non inserisci il codice Cin sui portali come Airbnb ti buttano fuori», conclude Ferenzena. «Se hai tante case da gestire non è immediato, ma si fa».
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