«L’obiettivo è scoraggiarci a usare i treni»

CALALZO. Arrivare con il treno ad un passo da casa e non poterci arrivare non è molto piacevole. Il recente caso del locomotore guastatosi a soli 200 metri dalla stazione di Calalzo è emblematico di una situazione tragica sulla linea che arriva a Calalzo.
I precedenti sono ormai molti: uno, il 6 febbraio, quando a causa del cambio di treno dovuto a motivi tecnici, una decina di persone dirette a Belluno e a Sedico, arrivati alla stazione di Ponte, non hanno potuto "agganciare" il treno proveniente da Calalzo e sono rimasti sulla banchina in attesa di un mezzo di fortuna che li portasse a destinazione. Un altro caso il 2 aprile: il treno proveniente da Venezia, partito in orario, arrivato a Conegliano iniziò ad accumulare ritardo: dieci minuti, non molti, ma sufficenti a far perdere a chi doveva prenderla la coincidenza con quello proveniente da Padova e diretto a Calalzo. In questo caso, solo grazie alla sensibilità dei ferrovieri che hanno fatto aumentare la velocità annullando il ritardo del convoglio, i viaggiatori non hanno dovuto pernottare a Ponte. Episodi che danno ragione a Maurizio Bergamo, consigliere di Pieve di Cadore, che da tempo sostiene che le disfunzioni nel servizio sarebbero causate ad arte per sconsigliare la gente a prendere il treno e arrivare così al ridimensionamento del servizio nel Bellunese. «La stazione di Calalzo», afferma Bergamo, «sembra abbandonata a sé stessa. Oltre al materiale rotabile, anche le macchinette che dovrebbero rilasciare i biglietti sono infatti un “usato insicuro". Ricordo», aggiunge, «che una volta sono andato in stazione a prendere mia moglie e nell’atrio c'era un rumore infernale: l'allarme di una delle due biglietterie-catorcio suonava di continuo, secondo il taxista da 4 ore, e nessun funzionario FS si era preoccupato. Ho provato a chiamare i numeri di emergenza esposti, ma senza risultati. Allora ho chiamato i carabinieri, visto che era pur sempre un allarme, che in pochi minuti sono arrivati e hanno risolto il problema. Non parliamo poi delle motrici: tutti locomotori vecchi che spesso si rompono. Una volta ho dovuto scendere a Belluno per recuperare mia moglie perché il locomotore si era rotto dopo Feltre ed era stato rimorchiato in stazione».
Non sempre il disagio dipende però da un guasto; più frequentemente da una mancata coincidenza o da un ritardo del treno che non arriva in tempo utile per il cambio.
«Una volta», conclude Bergamo, «nemmeno tanti anni fa, il treno era sinonimo di sicurezza nei trasporti. Oggi, purtroppo, non lo è più; anzi, chi sale su questo mezzo non sa nemmeno se arriverà a destinazione. I treni diretti sono sempre meno, più lenti e spesso si rompono . La gente sta perdendo la fiducia nel trasporto ferroviario e cerca alternative, andando inconsciamente a soddisfare il progetto di dismissione delle Fs». (v.d.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi