L’obelisco di Dogana vecchia in memoria del 54°

Nel 1916 appena sotto Misurina caddero 256 uomini del glorioso reggimento tra i quali diversi ufficiali

AURONZO. Era il 29 maggio 1915, allorché l’intero 3° battaglione del maggiore Angelo Bosi si acquartierò al passo Tre Croci, innalzando il tricolore sul piazzale del grande albergo. Già si erano accesi i primi scontri su monte Piana e al ponte della Marogna in Val di Landro, dove il peso iniziale delle nostre offensive, cruente ma inutili, fu sostenuto da reparti del 7° Alpini e del 55° e 56° Reggimento, della Brigata “Marche.

Ma a fine luglio intervenne in questo settore la Brigata “Umbria”, comandata dal generale Fioretta, formata dai Reggimenti 53° e 54° (“Ivrea”), che già avevano combattuto in giugno sulle pendici di Fiames e alla Croda dell’Ancona. Il 13 agosto 1915 i fanti del 54° resistettero ad un violento attacco sul costone occidentale del monte Piana operato da 800 volontari viennesi e nello scontro morirono circa 100 uomini. Ai primi di settembre gran parte del 55° venne inviato in Comelico e il 54° rimase in linea sul Piana rinforzato da una cp del 53° e da due cp. del 24° Fanteria. Tra le azioni in cui fu impegnato, ricordiamo quella durissima dei giorni 10-26 settembre, fatta di attacchi e contrattacchi, in cui il reggimento riuscì a mantenere le posizioni.

Poi, a partire dal 25 ottobre la neve sospese tutto e costrinse ad iniziare un’altra lotta, per far sopravvivere migliaia di uomini sia sul fronte, sia nelle immediate retrovie. La Val Ansiei fu costellata da veri e propri villaggi militari che avevano il compito di organizzare uomini e mezzi, vere e proprie cittadelle di legno con laboratori, ospedaletti, magazzini, dormitori, mense e teleferiche. Palus San Marco, Val Marzon, Val Giralba, Federavecchia furono alcuni di questi centri in cui reparti freschi si preparavano a sostituire altri già logorati e decimati dalle battaglie sostenute.

Presso il bivio di Dogana Vecchia, immediatamente sotto Misurina, ma in posizione defilata e coperta ai colpi di artiglieria che tormentavano il lago e gli alberghi vicini, sorsero i baraccamenti del 54°, detti “di Sora” (dal nome del C.te Col. Giuseppe Sora, caduto sul monte Piana il 13 agosto 1915) in stretto contatto con il sottostante villaggio militare di Federavecchia, con il quale era collegato tramite teleferica.

Al centro di questa struttura, nell’agosto 1916, allorché era comandante il colonnello Francesco Vivona, fu eretto un obelisco per ricordare i molti caduti del Reggimento. Oggi, scomparse del tutto le baracche, esso si trova a fianco della trafficata arteria, subito sotto il bivio, ma viene notato fuggevolmente dai turisti, che difficilmente lo degnano di una sosta con relativa lettura delle sue lapidi. Una di esse recita “Il 54° Reggimento ai suoi Caduti per la grandezza della Patria”, mentre su una delle facce del basamento un’altra riporta: “Degli eroici figli del 54° Reggimento che col sangue loro bagnarono i riscattati confini della Patria riconsacrandoli qui s’eterna la memoria ed il nome, agli italiani esempio ed ai nemici monito”. Più sotto i nomi di alcuni ufficiali caduti, tra cui il Ten. Col. Sora, il Cap. Tosi, i S.Ten. Maina, Zanolla, Sampol, Duca, Allioni, D’Amelio, Peschiera, Corradi, Bertinotti, aspir. Maistrello. Per sottufficiali e soldati nessun nome, solo il numero complessivo dei caduti: ben 256. Non ci sono naturalmente tutti i morti dei mesi seguenti, tra cui l’unica medaglia d’oro del Reggimento, il Ten. di cpl. Ruggero De Simone di S. Pietro Vernotico (Lecce), caduto sul Piana il 22-23 ottobre 1917. Basti pensare che alla fine del conflitto il Reggimento conterà tra ufficiali e truppa 254 morti, 1002 feriti e 240 dispersi.

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