«L’Italia soffoca le capacità dei giovani»

L’amara considerazione dei giovani ingegneri bellunesi all’estero per lavoro: «Qui mancano le infrastrutture»

TRICHIANA. L’Italia, e anche il contesto provinciale, devono cambiare se vogliono essere attrattivi per i giovani. E, di conseguenza, per assicurarsi un futuro.

È la considerazione unanime, a tratti amara, emersa ieri mattina a Trichiana, al ristorante “Nova Busa del Tor”, nell’ambito del quarto incontro - organizzato dall’Abm e, questa volta, dall’Ordine degli ingegneri di Belluno - della community “Bellunoradici.net”, la rete che attualmente conta 607 bellunesi che vivono e lavorano all’estero e in altre zone d’Italia.

Più di una ventina i membri che sono tornati nella loro terra natale per le festività e che ieri hanno partecipato al convegno. E undici di loro, tutti ingegneri, hanno voluto portare la propria testimonianza, moderati da Maurizio Busatta.

L’evento quest’anno era infatti dedicato agli ingegneri bellunesi che operano nel mondo. Tutte figure altamente specializzate che hanno trovato riconoscimento solo al di fuori del territorio provinciale e, nella maggior parte dei casi, dei confini nazionali.

«In Italia continua a dominare la gerontocrazia», ha sottolineato Vittorio Lazzaris, partito a Forno di Zoldo e da 12 anni in Baviera, dove lavora per l’Audi. «Nutro grande rispetto per le figure mature dotate di esperienza, ma nel Belpaese entusiasmo e capacità dei giovani vengono spesso soffocati».

Ma a mancare sono anche volontà di innovare, accogliere le novità, valorizzare le eccellenze. «In diversi casi non c’è proprio il rispetto nel senso più ampio del termine», ha commentato Cristian Lira, che da Fonzaso è emigrato a Bristol, «e in Italia trovi lavoro solo le hai le giuste conoscenze, non grazie alle tue capacità. E l’eccellenza tende a essere sminuita, spesso per invidia».

«Allo stesso modo si va avanti solo per visioni di breve termine», ha fatto notare Elena Meneguz, occupata in un centro di ricerca a Londra. Sul tavolo, quindi, “mali antichi” dell’Italia: dalle raccomandazioni alla corruzione, passando per l’eccesso di burocrazia. Tutti termini che hanno caratterizzato le riflessioni degli ingegneri bellunesi all’estero. Riflessioni valide per tutte le categorie professionali. Eppure le potenzialità, anche a livello provinciale, sono davvero tante. E, se sfruttate, contribuirebbero anche a creare posti di lavoro.

«La provincia ha importantissime risorse umane e naturali», hanno fatto notare Cristian Rolandi, originario di Santa Giustina e ingegnere a Zurigo, e Renzo Andrich, che lavora a Milano e ha contatti in tutto il mondo, «ma scarseggiano le vie di comunicazione, sia fisiche che telematiche». L’annoso problema delle infrastrutture, insieme a una cultura della promozione da coltivare, impediscono di far conoscere un patrimonio eccezionale: le Dolomiti. «Se vogliamo valorizzarle», hanno evidenziato il sedicense Andrea Da Ronch, che lo scorso anno è diventato professore a Southampton, in Inghilterra, e Andrea De Simoi, che lavora a Udine per un’azienda italo-tedesca, «bisogna investire su trasporti e strutture ricettive. E non è possibile che continuino a esserci tempi di percorrenza così lunghi dalla pianura veneta a Belluno». «Il vero problema non sono i soldi, ma la mancanza di progetti e idee», ha fatto eco Alberto Balzan, ora in Lussemburgo, dove lavora per Amazon. E la vera sfida attuale è farsi «esportatori di idee, senza lasciar “scappare” le risorse umane su cui possiamo contare e tenendole in Italia», ha affermato Guido Mantovani, bellunese, primo esponente di un ateneo italiano a entrare nel comitato scientifico della World Finance Conference. Mantovani ha inoltre ribadito il problema che sta rovinando il sistema universitario italiano: il “baronato”, «che continua a essere il vero e proprio ostacolo alla riforma universitaria».

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi