L’ingresso alle messe resta libero e senza Green pass: «Chiese aperte ai non vaccinati»
La Diocesi di Belluno-Feltre si adegua alle disposizioni della Conferenza episcopale. Don Davide Fiocco: «Il divieto sarebbe stata una discriminazione inaccettabile»

Belluno. Messe senza Green pass ma con obbligo della mascherina, di distanziamento e, all’ingresso, dell’igienizzazione delle mani.
È invece obbligatoria la verifica del certificato vaccinale all’ingresso nei centri culturali, sociali e ricreativi (centro anziani, centro culturale parrocchiale); alle proiezioni, agli spettacoli teatrali, ai concerti (sia al chiuso che all’aperto); ai convegni, ai congressi, alla presentazione di libri; ai musei, agli archivi, alle biblioteche e nella somministrazione di cibo (es. feste parrocchiali, sagre, ma non per i centri estivi).
Lo comunica la curia diocesana di Belluno-Feltre. La verifica del Green Pass è affidata o al parroco oppure all’organizzatore dell’attività.
«In riferimento alle indicazioni della Conferenza episcopale italiana, si richiama in modo particolare il fatto che, sia per le attività dove è richiesta la certificazione verde sia per celebrazioni e attività parrocchiali varie, vanno osservate scrupolosamente tutte le norme sanitarie in vigore e», raccomanda la curia, «non siamo autorizzati in nessun modo a essere superficiali nell’applicazione di tale protocollo, per il bene e la salute di tutti. Una speciale attenzione sia riservata al rispetto delle normative, in particolare di distanziamento, in occasione di celebrazioni partecipate o significative nonché delle esequie». Quanto alle processioni o altre situazioni particolari, come i cortei funebri, la Curia invita fortemente, per una maggior sicurezza, a un confronto diretto con le autorità locali (sindaco ed eventualmente la Prefettura) riguardo a fattibilità e modalità delle stesse, per una maggiore tutela di parrocchie e partecipanti.
«Ci mancava solo il Green Pass per partecipare ai sacramenti; sarebbe stata la fine» commenta don Lorenzo Sperti, parroco a Farra d’Alpago–. «Il problema, per la verità, pare non si sia posto, anche perché in questo anno e mezzo di pandemia sono state proprio le parrocchie le più rigorose osservatrici delle norme di sicurezza. In chiesa non si è mai entrati senza mascherina, senza l’igienizzazione delle mani e senza il distanziamento. Semmai, adesso il problema è per altre attività collaterali delle comunità parrocchiali. Noi, ad esempio, organizziamo un mercatino di solidarietà e chi viene deve esibire il Green pass. Questo è decisamente troppo».
Don Sperti resta comunque fiducioso: i cattolici praticanti, quelli almeno più convinti, hanno partecipato, magari con ancora maggiori convinzioni, alla celebrazione della messa e alle altre liturgie.
Don Vito De Vido è parroco di Canale d’Agordo. «Vorrei ben vedere se avessero imposto il numero chiuso alle messe solo per i vaccinati (anche se noi crediamo che l’immunizzazione è un atto di solidarietà oltre che un dovere civico). Abbiamo già dato troppo nei primi tempi della pandemia», sottolinea il sacerdote, «quando qualcuno dall’alto, senza conoscere la realtà delle nostre comunità, imponeva tutta una serie di restrizioni, con la messa addirittura in streaming». Secondo De Vido, la diretta online della celebrazione eucaristica è un’opportunità ma non può sostituire la partecipazione diretta: «Ne vediamo oggi i risultati: le chiese sono rimaste senza fedeli».
Il parroco di Canale e di Vallada Agordina non è invece preoccupato per l’esibizione del Green pass in altre attività della parrocchia. «Anche per il più semplice concerto», informa, «noi usiamo da tempo non solo richiedere la mascherina ma anche misurare la temperatura all’ingresso della chiesa. E in chiesa, ovviamente, si sta distanziati».
Don Davide Fiocco è il responsabile dell’Ufficio culturale della diocesi e portavoce del vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni. «La Conferenza Episcopale Italiana ha emanato delle norme a cui si rifà la nostra chiesa diocesana e che sono sostanzialmente le stesse del Governo e degli altri organi istituzionali. Quindi», evidenzia, «nessuna restrizione ma anche nessuna liberalizzazione in più. L’accostamento alla mensa eucaristica non può valere solo per chi è vaccinato; sarebbe una discriminazione inconcepibile. Anche se la nostra diocesi ha sempre raccomandato l’immunizzazione».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi