L'indimenticabile viaggio nel Brasile dei veneti «E' come essere a casa»
Arianna Pegoraro: «I nostri emigranti conservano un sentimento d'identità che da noi sta scomparendo»

Sopra foto di gruppo dei ragazzi che hanno partecipato al viaggio in Brasile
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Vale Veneta abbiamo partecipato a uno spettacolo teatrale del gruppo "Frotole da Baracon" totalmente in dialetto veneto. Sapere di essere dall'altra parte del mondo e parlare normalmente come si fa a casa è straordinario». Così racconta la feltrina Arianna Pegoraro e l'altra parte del mondo cui si riferisce è il Brasile, da cui è reduce dopo un entusiasmante soggiorno di 15 giorni sulle tracce della cultura veneta.
Un viaggio alla scoperta di ciò che tanti nostri emigranti hanno saputo creare e mantenere, a Vale Veneta, ma anche in tanti altri posti. «Molti giovani», continua Arianna, «sanno ancora parlare in Talian e in dialetto veneto in maniera eccellente e si impegnano nel sociale e nella sfera culturale per la conservazione e la promozione della lingua veneta e delle loro radici. I brasiliani, infatti, amano il loro paese, ma sono allo stesso modo legati alle loro radici venete e si impegnano per preservare e conservare lingua, abitudini e usanze. Ad esempio, a Doutor Ricardo abbiamo assistito a una messa in lingua veneta, mentre a Colombo abbiamo partecipato al filò de la domenega. Si respira sempre un sentimento di fratellanza e di unione indescrivibile a parole: si può solo vivere». L'esperienza vissuta dalla giovane feltrina è stata possibile grazie al progetto "Un popolo, radici e lingua", voluto dall'Associazione Veneti nel mondo onlus di Camisano Vicentino per realizzare uno scambio di conoscenze tra giovani veneti e brasiliani. L'iniziativa ha portato in Brasile 15 giovani per 15 giorni, tra cui appunto, unica bellunese, Arianna Pegoraro, 25 anni, residente a Feltre, laureata in sociologia e tirocinante presso l'ufficio cultura del suo comune. E' stata l'unica bellunese del gruppo, scelta proprio per le forti motivazioni dimostrate e per le sue ottime referenze, sia di studio che di attività di volontariato. Il progetto ha potuto contare sul contributo della Regione e dell'Associazione culturale Veneto nostro, sulla collaborazione di diverse federazioni di associazioni venete in Brasile, nonché sul patrocinio di molti Comuni veneti, tra cui Arsiè, Cesiomaggiore, Santa Giustina e Sospirolo. Il 13 maggio il gruppo è partito dall'aeroporto Marco Polo di Venezia alla volta di San Paolo con scalo a Parigi e all'arrivo è stato ricevuto da Diego Gabardo, dell'Associazione Veneti nel mondo di Colombo. Da lì è iniziata una full immersion nelle molteplici ascendenze venete disseminate in Brasile, con continui spostamenti tra svariate località degli stati di Paranà, Santa Catarina e Rio Grande do Sul. Ricevuti da autorità locali, scuole, università e circoli culturali ed ospitati spesso da famiglie del luogo, i giovani hanno potuto conoscere personaggi di ieri e di oggi di origine italiana, testimoni di laboriosità e successo. Il Museo di Colombo, le grotte di Bacetava, il vino franco-italiano del Paranà, il Parco di Curitiba, l'azienda di Attilio Fontana (300.000 polli macellati al giorno), la fabbrica di mobili Cavalletti, il coro Verdi di Santa Maria, la visita ad Ilopolis (gemellata con Auronzo) e a Dois Lajeados (gemellata con Trichiana), sono state soltanto alcune delle tappe di questa eccezionale avventura. «Pensate che a Doutor Ricardo», dice Arianna, «un signore è venuto a salutarmi per dirmi che un suo collega di lavoro fa Pegoraro di cognome. Mentre in Comune a Garibaldi mi hanno presentato una dipendente, perché abbiamo lo stesso cognome. I brasiliani sono molto felici di riceverci perché così non si sentono dimenticati, nel senso che sono dispiaciuti del fatto che molti italiani non conoscano la loro storia sia passata che attuale. A mio parere essi conservano un sentimento di identità che qui in Italia sta scomparendo del tutto... Sono felici, inoltre, di poter raccontare e far vedere quello che sono riusciti a fare». «Sempre a Doutor Ricardo», prosegue, «quando sono entrata nella casa della famiglia che ci ospitava, mi sono sentita subito a mio agio, come entrare nella casa dei miei nonni. Sedersi vicino alla stufa e parlare in dialetto con i genitori della ragazza che ci ospitava è stato davvero emozionante. Non è facile sentirsi così bene, così sicuri, così tranquilli in un altro continente. Sono esperienze che ti entrano nel cuore e ti danno i brividi quando ci ripensi». Possiamo dire dunque che, tornata a casa, Arianna soffrirà di saudade: «Proprio così, il Brasile è una terra davvero incantevole sia per i suoi abitanti, dal grande cuore d'oro, sia per la natura, sia per la sua storia, che davvero possiamo dire anche un po' nostra».
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