L’ex presidente Cappellaro lascia gli Industriali di Belluno

BELLUNO. Anche il past president di Confindustria Belluno Dolomiti, Gian Domenico Cappellaro se n’è andato e con lui la sua azienda, la Serbosco srl di Fonzaso.
Venerdì l’ex presidente degli industriali ha fatto recapitare, via mail agli uffici dell’associazione degli industriali bellunesi, la sua lettera di dimissioni.
«È stata una scelta sofferta», commenta, uscendo allo scoperto. «Purtroppo ho preso questa decisione con disappunto e grande amarezza. Ma non riesco più a identificarmi in questa associazione», spiega, puntualizzando di non voler fare polemica. «Lasciare Confindustria è come lasciare la propria casa. L’associazione è infatti la sede naturale per gli imprenditori. Ed io, al suo interno, ha avuto un percorso importante. Ho dato molto all’associazione, almeno credo, ma sono sicuro di aver ricevuto molto di più».
L’uscita di Cappellaro da palazzo Doglioni Dalmas segue quelle di altri suoi colleghi, da Sandro Da Rold, ex presidente della Piccola impresa, a Paolo Montagner proprietario della Pai Cristal, a Massimo Slaviero titolare di Unifarco. Quattro imprenditori e quattro aziende, decisamente importanti, che hanno deciso di andarsene. Un segnale diretto e forte, inviato direttamente all’attuale presidente Luca Barbini e che registra l’incapacità di gestire ormai una insofferenza e un disagio importanti all’interno della sua stessa associazione. Disagio che era iniziato a serpeggiare alla fine dell’inverno. Ma allora nessuno aveva voluto uscire allo scoperto, nella speranza di poter ricucire lo strappo che si stava creando. Motivo del contendere, come avevano fatto sapere, era un modo “personalistico” di gestione di Confindustria da parte dell’attuale giunta.
«Partendo dal fatto che è facoltà di ogni presidente dare l’indirizzo che vuole all’associazione», spiega Cappellaro, «ritengo che comunque anche gli altri soci vadano ascoltati e le decisioni vadano condivise. Inoltre, se un associato non condivide alcune posizioni non deve essere considerato come un nemico, ma bisogna cercare di mediare. Al socio resta il diritto di mettersi in disparte».
L’imprenditore aggiunge di aver cercato il confronto e dopo la tensione del marzo scorso, «pensavo che qualcosa sarebbe cambiata, ma non è stato così. E dunque ho preso questa decisione sofferta soprattutto nei confronti delle tante persone che mi hanno dimostrato la loro stima. Ma purtroppo, non mi riconosco più in questa associazione in cui mi sono affermato e a cui sono legato e affezionato perché amo la mia terra».
Poi l’ex presidente sottolinea che «qui non è messa in dubbio l’appartenenza a Confindustria, che resta la casa di tutti. Credo che sia arrivato il momento di meditare con attenzione, anche da parte dell’attuale dirigenza, su quello che sta avvenendo. Per quanto mi riguarda, impegni e lavoro non me ne mancano. Avrò tempo da dedicare alla mia azienda».
Ma la tensione è tale all’interno di palazzo Doglioni Dalmas che ci sono altri imprenditori intenzionati a seguire le orme dei loro colleghi, già dai prossimi giorni.
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