Lettera alla Boldrini: anche due sindaci hanno mutato rotta
Piller Puicher e Pachner si erano espressi per il passaggio ma ora, insieme a Gianluca Piller Roner, provano a stopparlo

SAPPADA. È di 51 anni fa il primo impegno dei sappadini a distaccarsi dal Veneto e a ritornare in Friuli. Mezzo secolo di battaglie che, probabilmente, non si esaurirà neppure mercoledì prossimo, con il voto alla Camera. Mezzo secolo anche di pareri contradditori da parte degli stessi protagonisti, tanto complessa è la materia.
È il 12 dicembre 1966. In canonica, da don Tarcisio Lucis, si incontrano 18 capifamiglia ed eleggono un comitato che coordini gli sforzi comuni e agisca – proprio così sta scritto - perché “l’auspicata annessione di Sappada” al Friuli Venezia Giulia “possa avere coronamento”. Del comitato fa parte anche Giorgio Piller Puicher, che in seguito diventerà sindaco di Sappada (a cavallo tra gli anni ’70 e ’80), particolarmente apprezzato, ma che nei giorni scorsi ha firmato la petizione per restare in Veneto. La raccolta di firme è stata organizzata da Max Pachner, anche lui ex primo cittadino (nei primi anni ’90) ed ex vicepresidente della Provincia di Belluno. Pachner e Piller Puicher, insieme al loro “collega” Gianluca Piller Roner, hanno scritto anche una “raccomandata” a Laura Boldrini, presidente della Camera in vista del voto del 22 novembre.
Pachner, a cui gli “avversari” referendari riconoscono comunque una “sorprendente tenacia”, da sindaco sosteneva però l’esatto contrario. «Sappada assumerebbe un ruolo primario in Friuli», dichiarava all’epoca. «Calcolate le ragioni storiche, religiose ed economiche, l’Amministrazione comunale di Sappada», assicurava, «avrà cura di dar voce alle proteste e alle perplessità della popolazione che comunque avrà modo di esprimere la sua opinione in una consultazione referendaria».
È il 21 settembre 1991 e in un albergo di Cima Sappada, Pachner e i colleghi sindaci di Pramaggiore e San Michele al Tagliamento sottoscrivono un documento per dar corso alla volontà popolare delle rispettive comunità di cambiare regione. Orientamento che Pachner confermerà anche in un incontro col sindaco di San Michele al Tagliamento, alla presenza del parlamentare triestino Giulio Camber, vicino a Berlusconi. A “Il Cadore”, che nel 2011 gli chiede perché nel frattempo ha cambiato parere, Pachner svela che nel 1977, in un convegno a Sappada, venne chiesto al senatore Mitterdorfer della Sudtiroler Volkspatei di far entrare in qualche modo quest'isola linguistica affine con la provincia di Bolzano.
«Ma la SVP aveva trovato una sua nicchia e non voleva sconvolgimenti», spiegò l’ex sindaco. «Il senatore rispose che sarebbe stato estremamente difficile tutelare Sappada, anche perché non era confinante e comunque non si potevano modificare le norme del trattato di Parigi. Da tempo quindi i sappadini cercano un modo per superare il disagio d’essere penalizzati dalle Regioni a statuto speciale e dalle province autonome».
Pachner ha votato no al referendum del 2008 e, dunque, la posizione di oggi è coerente con quella opzione. Giorgio Piller Puicher si espresse anche lui per il no, mentre Gianluca Piller Roner è l’unico a non aver cambiato idea: era contrario nel 2008, è contrario anche oggi.
Il sindaco in carica è Manuel Piller Hoffer. Il suo riserbo è quasi severo. Continua però a dire che il Parlamento, e in questo caso la Camera, finalmente si pronunci: per il sì o il no. Ma chiuda questa fase d’incertezza.
(f.d.m.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Argomenti:caso sappada
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video