Le letture dei laici al posto della messa: così cambierà la domenica dei fedeli bellunesi

La diocesi fa i conti con la mancanza di sacerdoti. A Cortina una donna gestisce la Madonna della Salute
Monsignor Marangoni
Monsignor Marangoni

BELLUNO. Liturgia della parola affidata a laici o laiche, al posto della messa domenicale, quando non c’è la disponibilità di un prete celebrante? «È una prospettiva da mettere assolutamente in conto», tranquillizza mons. Giorgio Lise, delegato vescovile per la vita consacrata e rettore del seminario. «In un futuro ormai prossimo non ci saranno così tanti sacerdoti da poter celebrare in tutte le chiese parrocchiali della diocesi. La liturgia della parola, sostitutiva della messa, è un’esperienza vissuta anche da noi quando i preti, colpiti dalla pandemia, non hanno potuto partecipare all’eucarestia. A sostituirli può esserci un diacono, ma anche un laico o una laica».

Un’esperienza pilota è quella che don Ivano Brambilla, parroco di Cortina, ha consentito, autorizzato dal vescovo Renato Marangoni, nella chiesa della Madonna della Difesa, quando è rimasta priva dei frati. Giuditta Manaigo, già insegnante di inglese, ha lasciato la docenza per occuparsi del santuario tanto caro agli ampezzani. Non è diventata solo la sagrestana, colei che provvede all’apertura e alla chiusura dello storico edificio di culto, e alle pulizie.

Ma il suo ruolo è molto più significativo, Organizza e presiede le liturgie (ovviamente non le messe), coordina la preghiera, provvede ogni giorno all’esposizione del santissimo per l’adorazione. Non è monaca, è una laica consacrata. Al mattino presto guida la recita delle lodi, nel tardo pomeriggio i vesperi. È pure lei a gestire la catechesi. «Perché sorprendersi? Questi servizi appartengono alla responsabilità dei laici. E lo saranno sempre più in futuro», si limita a rispondere Manaigo, che di più non vuole aggiungere per non dar luogo a curiosità.

Mons. Lise, nato nel 1953 e diventato prete a soli 22 anni e mezzo, ricorda che la valorizzazione dei laici risale ancora al Concilio Vaticano II e che è ormai una consuetudine, anche in diocesi di Belluno Feltre, la presenza, ad esempio, di ministri e ministre della comunione che raggiungono le famiglie o le persone in difficoltà, quando il parroco non ce la fa.

«La stragrande maggioranza delle nostre chiese sono affidate alla cura dei laici, soprattutto donne. I servizi amministrativi sono in mano ad esperti laici, le scuole materne pure, anche se l’ultima firma è del parroco. La recita del rosario nelle chiese è guidata quasi sempre da donne, soprattutto nelle chiese parrocchiali periferiche. La tradizione mariana del fioretto, nei paesi, davanti i capitelli, nelle famiglie, oltre che nelle chiese difficilmente può avere un sacerdote presente».

Le cappelle, appunto. A Facen di Pedavena c’è un oratorio, quello della Comunità di Villa San Francesco, dov’è costantemente presente il santissimo. Ogni sera, alle 20.30, si recitano i vesperi e li presiede, di volta in volta, tutti i giorni dell’anno, uno dei ragazzi, accompagnati dal direttore Aldo Bertelle. In tempi di non pandemia intervengono anche i fedeli di Facen. Davanti a quel santissimo, tra l’altro, c’è anche un computer e si può sorseggiare perfino un caffè. «L’oratorio come luogo dell’incontro più’alto», afferma Bertelle. In questi giorni ci si può fermare per leggere l’ultimo libro del direttore, che prova a delineare alcuni percorsi di vita dopo la pandemia. —


 

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