Le Chiese unite in difesa della natura

SANTO STEFANO. Salvate l’acqua dalle centraline private, che, dunque, vanno stoppate. Salvate le torbiere; ce ne sono un centinaio soltanto in Comelico.
Sono due dei pressanti appelli che nella Giornata mondiale del creato le diocesi di Belluno-Feltre, Trento, Bolzano Bressanone e Como lanceranno oggi dalla Val Visdende, dove per tutta la mattina i vescovi e gli altri pellegrini pregheranno e rifletteranno, camminando con 6 tappe attraverso la foresta.
Il raduno, che vedrà presente anche una delegazione dell’arcidiocesi ortodossa d’Italia del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, porta la firma dell’Ufficio diocesano per la cultura e gli stili di vita in montagna. È diretto da Cesare Lasen, uno dei più autorevoli naturalisti europei, componente della governance della Fondazione Dolomiti Unesco. Ed è proprio Lasen a riassumere il significato di questo appuntamento, caricandolo di impegni precisi.
Centraline idroelettriche. Nel pellegrinaggio di oggi, cattolici ed ortodossi diranno che l’acqua è un bene comune, quindi pubblico, per cui non può essere privatizzata. Lasen, provando a tradurre, osserva che le acque del Comelico come quelle dell’intera provincia di Belluno sono ipersfruttate, artificializzate ben oltre la soglia del consentito.
La Chiesa diocesana, seguendo anche il magistero di papa Francesco e, nella fattispecie, l’enciclica Laudato si’, «ritiene che ulteriori prelievi - riassume Lasen - non siano sostenibili, perché diventerebbero nel tempo pericolosi per le comunità locali».
L’acqua, insomma, va lasciata scorrere in libertà, in particolare quella del Piave che, scendendo dal Peralba, attraversa sicuramente Sappada, ma in parte anche la Val Visdende. L’installazione di centraline «ha comportato, troppo spesso, situazioni di autentico degrado», afferma ancora Lasen, oltre che «pericolose alterazioni dell’ambiente».
L’ufficio diocesano, che nel merito ha molto riflettuto, ammette che ci possano essere dei siti - ad esempio presso i salti acquedottistici - che permettono nuove captazioni, però queste devono essere «limitatissime» come numero e corrispondere ad «autentiche esigenze della comunità locale».
In ogni caso, se autorizzate, le derivazioni devono essere «pienamente rispettose» di tutte le normative in materia, oltre, ben s’intende, che dell’ambiente. Privati no, dunque, Comuni sì, nell’accesso all’acqua, ma sempre con la massima prudenza. Lo si è detto anche nel corso dei recenti esercizi spirituali, svolti dalla diocesi lungo un tratto de “Il sentiero delle Dolomiti”, compiuto a piedi, in particolare nel corso della tappa tra Cortina e Misurina, dal tema “dissetare”.
Don Luigi Canal, missionario per 31 anni in Brasile, ha spiegato come per l’acqua possano esplodere conflitti a volte cruenti.
Torbiere. Se l’acqua è un bene assoluto del Comelico, non lo sono da meno le torbiere, gli ambienti umidi che fanno di Danta, di Coltrondo e di un altro centinaio di siti, soltanto nelle valli del Comelico, un patrimonio ambientale inestimabile, da salvaguardare «senza se e senza ma».
Questa, per Cerare Lasen, è una ricchezza unica, che va conservata non solo perché racconta la storia di queste comunità fin dai tempi della glaciazioni, ma anche per la sua utilità nel presente e nel futuro.
Tante di queste torbiere sono degli stagni indispensabili per la fauna, trattandosi, appunto, di riserve d’acqua. Alcune si alimentano con l’acqua sotterranea, altre con le precipitazioni.
«È esemplare la protezione che Danta ha assicurato alla sua area, ma - spiega Lasen - si rendono necessari interventi di tutela un po’ dovunque, perché tanti di questi siti rischiano di essere soffocati dalle erbacce e, quindi, vanno liberati».
Le torbiere certificano la qualità ambientale del Comelico - conferma il coordinatore dell’ufficio diocesano per la cultura e gli stili di vita in montagna - che dunque è un valore aggiunto, magari da proteggere con i vincoli della Zps, la cosiddetta zona di protezione speciale.
Altri vincoli, dunque? «No», risponde Lasen. «Si tratta, piuttosto di sottoporre tutti i possibili interventi sul territorio alle opportune autorizzazioni».
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