Le Canossiane: «Se obbligati a pagare l'Imu dovremo chiudere»

BELLUNO. «Se succedesse davvero è chiaro che dovremmo chiudere». C’è preoccupazione, ma anche consapevolezza di offrire un servizio unico alle famiglie e senza guadagno, dopo la sentenza della Corte di Cassazione che si è espressa su un ricorso del Comune di Livorno contro due istituti religiosi paritari per il pagamento dell’Imu (negli anni in cui era Ici). Inizialmente sembrava che la sentenza spalancasse le porte a un obbligo esteso a tutte le istituzioni religiose, ma non dovrebbe essere così ed è diffusa l’idea che verrà trovata una soluzione.
Nel Bellunese le scuole paritarie sono diverse e contano circa 2.500 iscritti solo per quanto riguarda le scuole materne e dell’obbligo. Orari flessibili, attività di assistenza pomeridiana e iniziative formative sono alcuni dei motivi che spingono molte famiglie a scegliere una scuola paritaria, oltre all’affinità culturale.
Tra gli istituti più rilevanti per dimensioni e offerta c’è quello gestito dalle suore Canossiane a Feltre, dove gli iscritti sono 440 tra scuola elementare, media e due corsi superiori (scienze umane e scienze applicate), oltre ad essere sede di corsi professionali per adulti disoccupati gestiti da Enac. Le Canossiane hanno anche una mensa interna, un centro estivo, ma soprattutto una palestra e un auditorium molto utilizzati da tutta la città e si trovano vicine alla stazione, in una zona strategica. La madre superiora, Angelina Gallina, è preoccupata perché sa che le risorse sono già al limite.
Suor Angelina ricorda la regola: «Siamo riconosciute dallo Stato come scuola paritaria e siamo inserite nell’archivio del ministero come tutte le scuole pubbliche. Seguiamo gli stessi programmi e attività e abbiamo gli stessi doveri anche nell’assunzione degli insegnanti. Non sappiamo se ci chiederanno l’Imu, di sicuro non avremmo i soldi per pagare, ma al di là di quello che succederà siamo amareggiate».
Per le Canossiane ciò che fa male è che: «L’opinione pubblica si scaglia contro le istituzioni religiose senza capire che il nostro impegno è per dare un servizio alle famiglie. Potremmo anche fare altro, se chiudesse la scuola non ci ritroveremmo con le mani in mano». È evidente anche che eventuali costi aggiuntivi ricadrebbero sulle famiglie che già pagano una retta: «I “nostri” genitori», prosegue la madre superiora, «pagano le tasse per un servizio scolastico statale che non usano e pagano la nostra retta. L’Imu alle paritarie non castiga l’istituzione religiosa, ma finisce con il colpire e impoverire famiglie che conosco bene e so che non sono per niente ricche».
I timori non mancano. Sono numerosi i genitori che stanno chiedendo informazioni alle Canossiane: «Facciamo un lavoro difficile, ma abbiamo tante soddisfazioni. Quest’anno abbiamo portato con successo all’esame di maturità un ragazzo che aveva tante difficoltà e che avrebbe potuto accontentarsi della certificazione. Invece ce l’ha fatta e per noi è una gioia più grande di un 100».
E i costi non mancano: «Il concetto di no profit dovrebbe resistere, ma mi sembra che la sentenza l’abbia ignorato. In ogni caso tutti sanno che la scuola, come la sanità, non può avere un guadagno. È un investimento per il futuro».
Meno preoccupato, ma altrettanto deluso è il direttore dell’Istituto Agosti di Belluno, don Ferdinando, che invece gestisce una scuola elementare, una media e si collega alla materna della parrocchia: 330 bambini circa, cui si aggiungono svariate attività pomeridiane e serali, rivolte a ragazzi e adulti che usano l’Istituto Agosti di Baldenich come un vero e proprio punto di aggregazione della città. Senza dimenticare il Grest che quest’estate ha fatto divertire 400 bambini.
«Regole e criteri sulle scuole paritarie sono già stabiliti da anni e l’Imu va pagato solo da chi ottiene vantaggi economici. Noi siamo più che no profit, siamo sotto costo e, se verranno rispettate le leggi in vigore senza interpretazioni strane non corriamo pericoli. Più che altro sono sorpreso da quanto è successo, non lo capisco. Mi sembrava che la dicitura “senza oneri per lo Stato” fosse chiara, ma forse siamo davanti a un rigurgito anti clericale».
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