L’architetto col debole per le gambe delle donne

BELLUNO
E’ costato caro ad un architetto bellunese, con residenza a Padova, Massimo Pellegrini, 46 anni (difeso dall’avvocato Anna Casciarri), l’hobby di fotografare le gambe delle donne. Cinque di loro, una delle quali è un avvocato, lo hanno denunciato e ieri mattina, il suo caso è approdato in udienza-filtro, davanti al giudice Antonella Coniglio.
Nell’estate del 2009, infatti, l’imputato si sarebbe reso protagonista di una serie di pedinamenti ad alcune donne, tutte rigorosamente vestite con la gonna. Le abbordava nel parcheggio di Lambioi e poi le seguiva nelle scale mobili. Approfittando della ripidità delle scale, l’uomo estraeva da un borsello una macchina fotografica, e, come contesta la pubblica accusa, le fotografava “in maniera morbosa da angolature e con inquadrature a dir poco sconvenienti, anche sotto i vestiti”.
Una di loro, S.V., 33 anni di Trichiana, era diventata la sua “vittima” preferita tanto da aspettarla e pedinarla per diverso tempo. Da qui, l’accusa di stalking. Mentre i pedinamenti alle altre quattro donne sono costati all’insospettabile professionista l’imputazione di molestie.
Il processo s’è aperto ieri con la formalizzazione del ritiro della querela da parte della donna di Trichiana, che nel frattempo è stata risarcita. Per questo motivo il giudice Antonella Coniglio ha già emesso la sentenza di proscioglimento dall’accusa di stalking. Il processo continua, invece, per l’accusa di molestie il 2 aprile prossimo. La difesa, pare sia intenzionata a chiedere l’oblazione per estinguere il reato.
Le indagini sul fantomatico fotografo di gambe femminile ebbero la classica svolta il 10 settembre del 2009 quando una donna, che era diretta a piedi verso il parcheggio di Lambioi, chiamò allarmata il centralino della questura per richiedere l'intervento di una pattuglia.
La donna, per telefono, riferì di essere pedinata da un uomo con una macchina fotografica che aveva un comportamento alquanto sospetto. La pattuglia intervenne subito e trovò l'uomo nei pressi del parco "Emilio" con una borsetta a tracolla. I poliziotti gli chiesero cosa tenesse dentro la borsetta e da lì saltarono fuori una macchina fotografica ed un cellulare.
Gli agenti procedettero poi ad una perquisizione d'iniziativa che portò al sequestro degli hard disc di un computer e di un paio di chiavette.Nel computer furono trovati 23.000 files di immagini e 289 files di video, di carattere amatoriale, realizzate con foto e videocamere digitali o cellulari ritraenti gambe di donne. Una passione che è costata cara all’architetto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi