L’Aquila infuriata per due volte

FELTRE. Port'Oria infuriata due volte. Nel tiro con l’arco un giudice, il delegato provinciale del Coni Luciano Trevisson, in pieno svolgimento della gara chiede all’arciere giallonero Daniele Gobbo la carta d’identità a causa degli occhiali da vista particolari che porta, mandandone all’aria la concentrazione. Nella staffetta poi, il Capitano del Palio Nicola Gabrielli accetta il ricorso del Duomo, retrocedendo l’Aquila bicipite dal primo posto al secondo per una spinta colta da un giudice dell’ultimo staffettista giallonero (El Kabbouri) ai danni del gialloblu Bussotti, salvo poi ritrovarsi con un documento firmato dai due atleti in cui dichiarano che il contatto è stato fortuito.
Ma la commissione straordinaria riunita ieri pomeriggio non prende in considerazione il controricorso di Port’Oria perché presentato troppo tardi. Una beffa per il quartiere giallonero guidato da Luca Bonello, che già lamentava quanto successo nell’arco. A raccontarlo è il diretto interessato, Daniele Gobbo: «Sono andato a controllare i punti delle frecce ai paglioni e mi sono sentito chiedere da un giudice la carta d’identità perché voleva verificare la gradazione degli occhiali, continuando a domandarmelo anche con arroganza mentre tornavo alla linea di tiro», dice. «Un comportamento antisportivo».
In merito Port’Oria fa presente che già nei giorni precedenti aveva fornito al Capitano del Palio le specifiche del caso, citando i regolamenti del Palio e della Fitarco: «È consentito l’uso di occhiali da vista», e poi «potranno essere usati occhiali correttivi della vista, occhiali da tiro e occhiali da sole». Allegato inoltre il certificato che attesta che «Daniele Gobbo usa occhiali da tiro in quanto ipovedente, per poter gareggiare con le stesse possibilità dei normodotati come da regolamento». Da qui la decisione del quartiere di non partecipare al tiro alla fune, per protesta e lanciare un messaggio. (sco)
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