L’appello dei vigili del fuoco: «Non chiudete le prese d’aria»
ARSIè
«Tenete aperti i fori di ventilazione nei muri, e se non ci sono fateli realizzare. Non è un consiglio, è un obbligo. Ma è anche la cosa che può salvare la vita alle persone».
È accorato l’appello di Franco Magrin, funzionario del comando dei vigili del fuoco di Belluno, all’indomani della tragedia di Arsiè, simile a tanti drammatici incidenti già avvenuti in passato anche nel Bellunese.
«La brace si consuma e bruca ossigeno, rilasciando nell’ambiente i prodotti della combustione», spiega Magrin. «Finché nell’aria c’è una quantità sufficiente di ossigeno viene emessa anidride carbonica, asfissiante ma non velenosa. Quando l’ossigeno sta finendo si produce monossido di carbonio, che invece è velenoso. E se ci si può accorgere della presenza di anidride carbonica perché si fa fatica a respirare, il monossido è invece subdolo: non ha odore e si lega all’emoglobina del sangue come fosse ossigeno, portando in breve tempo alla morte».
Il rischio altissimo si presenta non solo usando bracieri in stanze chiuse, ma anche quando viene utilizzato un generatore di calore di qualunque tipo, che sia una stufa a legna o una caldaia, in una stanza senza la possibilità di ingresso di aria fresca.
«Un impianto di riscaldamento non è fatto solo dalla caldaia ma inizia dal foro nel muro e finisce con il camino e deve essere realizzato da tecnici abilitati e specializzati», spiega il funzionario dei pompieri. «Gli impiantisti fanno i fori nel muro, ma molto spesso la gente li tappa, ce ne accorgiamo durante i nostri interventi».
Una pratica pericolosissima, dice Magrin: «L’aria deve entrare comunque, dobbiamo averne per respirare e per la combustione. Non possiamo fare a gara con il fuoco, perché comunque vince lui».
Chi proprio non ce la fa a sopportare lo spiffero di aria esterna che entra dai fori di areazione, suggerisce Magrin, «può mettere davanti un piccolo schermo, comunque a qualche distanza e che non occluda il passaggio dell’aria ma che le faccia fare una “esse” per rallentarla in ingresso». Quello che è certo, dice il funzionario, è che «se entrano ad esempio 10 litri di aria, possono uscire 10 litri di fumi dal camino. Ma se nella stanza non entra aria, i fumi rimarranno dentro la stanza».
L’Usl Dolomiti, intanto, attraverso lo Spisal ha messo a punto un decalogo anti monossido. Si va da far installare l’impianto a tecnici qualificati a fare i controlli regolari della combustione e del tiraggio, dall’esecuzione della manutenzione almeno una volta all’anno alla verifica delle condizioni del tubo di espulsione fumi. E poi controllare che la legna non sia inquinata da olii o vernici, non usare bracieri in ambienti chiusi, non installare stufe in bagni e camere da letto, verificare la presenza degli sfiati di ventilazione e installare a costi contenuti un rilevatore di monossido di carbonio. —
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