Lago del Corlo, sospetto inquinamento

Arsié. Proliferazioni di alghe e macchie dall’odore di gasolio galleggiano sull’acqua. Prelievi dell’Arpav per capirne le cause
Di Francesca Valente

Uno era tollerabile. Due sono sospetti. Ma tre sono davvero troppi. Le due proliferazioni di alghe a distanza di poche settimane e il presunto sversamento di idrocarburi di ieri sera stanno alzando il livello di attenzione sulla salubrità delle acque del lago del Corlo.

I tecnici dell'Arpav di Belluno hanno fatto un secondo sopralluogo sul bacino qualche giorno fa, non soltanto per constatarne lo stato, ma anche per fare dei prelievi che saranno analizzati in laboratorio, in modo da accertare sostanze e cause delle chiazze che costellano ripetutamente lo specchio d'acqua di Rocca.

Altra cosa, invece, sembra essere la macchia vista ieri sera da alcuni frequentatori del lago, e che a naso – ma proprio a naso – pareva essere gasolio. «La situazione inizia a insospettire», ammette il vicesindaco Oscar Dall'Agnol, «è la prima volta che fenomeni del genere ricorrono in modo così frequente. Temiamo che la colpa sia di qualche furbo che ha pensato bene di vuotare qualche tanica nel lago».

Anche perché oltre a non poterci fare il bagno, non ci si può nemmeno girare in barca a motore. Il punto di fuoriuscita della sostanza oleosa è la condotta di scarico che si trova nell'ansa a ridosso di Rocca nuova. L'odore sembra inequivocabile, anche se non sono ancora stati fatti test per accertarne la natura. Il vicesindaco nega ogni correlazione con l'impianto di depurazione delle acque: «Escludo che il problema sia legato al depuratore comunale». Anche se si trova sulle sponde del lago e anche se è un impianto vecchio, ibrido e molto contestato. Costruito negli anni Settanta per una portata di circa 2 mila abitanti, funziona ad acque miste: vuol dire che ci arrivano indistintamente le nere e le bianche. I tempi cambiano e le normative anche: l'ex sindaco e consigliere di minoranza Dario Dall'Agnol auspicava, qualche consiglio comunale fa, un ampliamento. Ma i soldi per sostenerlo, al momento, non esistono.

Per le macchie di alghe invece, l'ipotesi dell'Arpav è più verosimile: la proliferazione avviene per fattori diversi, dai rapidi cambiamenti di temperatura all'elevata presenza di composti azotati come i nitrati (il fenomeno è conosciuto come "eutrofizzazione").

Questo processo può avvenire naturalmente o essere scatenato dall'eccesso di sostanze nutritive nell'ecosistema acquatico, come azoto, fosforo o zolfo. Le fonti possono essere naturali come antropiche, quali i fertilizzanti, alcuni tipi di detersivo, gli scarichi civili o industriali. Questo fenomeno può diventare col tempo un problema, visto che gli autotrofi si nutrono di ossigeno e possono anche portare alla morte dei pesci.

Il lago del Corlo ha una superficie di 2,5 chilometri quadrati e una profondità massima di 53 metri. Secondo i dati raccolti dalla stazione Arpav n. 365 nel 2013, il livello trofico, l'equilibrio di fitoplancton e lo stato ecologico del Corlo sono risultati sufficienti, mentre lo stato chimico e gli inquinanti specifici buoni. Tra questi ultimi, che non appartengono all'elenco delle priorità, è stato registrato almeno un superamento del livello di arsenico tollerato. Le sostanze prioritarie, invece, sono risultate tutte entro i limiti.

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