L’abbraccio della città a don Rinaldo

In Cattedrale la messa di commiato dopo 40 anni al Duomo-Loreto: «Date un bacio ai vostri bimbi»

BELLUNO. «Grazie a tutti, dai neonati a chi ho portato a riposare nel camposanto, ciascuno con la sua storia spesso nascosta. Date un bacio ai bimbi di cui siete genitori e parenti, per i quali nutro un senso di paternità». È nella chiusura dell’omelia della messa di commiato dalle parrocchie Duomo-Loreto che si condensa lo spirito di monsignor Rinaldo Sommacal. E questo è il ricordo che il sacerdote ha lasciato nei suoi parrocchiani. «Una gran persona, equilibrata, disponibile, attenta alle relazioni», dice Silvia prima di entrare in chiesa. «Una presenza importante nella nostra vita familiare: ci ha sposati e ha sposato le nostre figlie. Lascia il segno, in parrocchia e per tutti noi ha fatto tanto», ricordano Daniela e Mario, non dimenticando «il suo indirizzo sempre equilibrato, anche con le diverse classi politiche». Una presenza, quella di don Rinaldo, «della quale non si può che dire bene», aggiunge Rosa, «Ha speso la sua vita per la parrocchia».

Una decina i sacerdoti che hanno concelebrato assieme a don Rinaldo che nell’omelia, breve e asciutta come nel suo stile, ha voluto ricordare l’insegnamento ricavato da un dialogo avuto con una donna quando era ancora diacono. «Promisi che in qualsiasi incontro avrei dovuto considerare la persona che avevo di fronte come l’unica e la più preziosa al mondo», ha detto don Sommacal. «Sei stato un fratello e un padre», le parole del vescovo emerito monsignor Giuseppe Andrich al termine della celebrazione, facendo memoria del percorso di don Sommacal prima come sacerdote giovane, poi come educatore al seminario gregoriano, infine come parroco del Duomo-Loreto. A nome della comunità, il saluto è stato portato da Giorgio Zampieri, vicepresidente uscente del consiglio pastorale. «Don Rinaldo, tutta la sua vita e il suo impegno ci insegnano che i sentimenti più veri si raccontano con parole semplici e sono capaci di legami che hanno il sapore di famiglia. Ci ha fatto capire la bellezza del lavorare assieme, coinvolgendo i laici con fiducia. È stato amico, insegnante, compagno di banco. Di lei abbiamo ammirato il coraggio nell’affrontare temi difficili, specie sulla famiglia. E poi l’interesse per le dinamiche della città, dallo spopolamento alla perdita del lavoro, sollecitando pubblico e privato a scegliere nel nome delle famiglie». Al termine della messa, il grande abbraccio affettuoso al prete da parte della sua gente.

Rubina Bon

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