La valigetta piena di soldi ritrovata nel Consorzio

I 9 mila euro rinvenuti dalla Guardia di finanza nella sede legale di Farra Sviluppo La procura sospetta sia parte della tangente per far scendere i canoni dei calcari
Di Gigi Sosso

BELLUNO. Trovata al Consorzio: la valigetta, con dentro circa 9 mila euro sequestrata dagli uomini della Guardia di finanza, era lì. Martedì scorso le fiamme gialle hanno eseguito 15 perquisizioni, nell’ambito nell’inchiesta sulla presunta tangente da 10 mila, che sarebbe stata versata a un funzionario infedele di Confindustria o della Camera di Commercio, per fare in modo che i prezzi dei canoni di estrazione dei calcari dalla cava di Col delle Vi scendessero e ci fosse un risparmio sui 500 mila euro in un anno.

Il ritrovamento di questi soldi è avvenuta nella sede legale di Farra Sviluppo, che raggruppa le aziende Fratelli De Pra di Ponte nelle Alpi, Fornaci Calce Grigolin di Susegana e Fassa Bortolo di Spresiano.

Quel denaro, in banconote di grosso taglio da 500 e 100 euro, potrebbe anche essere il 90 per cento della mazzetta ipotizzata, ma non è per niente scontato, tenuto conto che quella incriminata sarebbe stata versata alla fine dell’anno scorso. Nella peggiore delle possibilità, potrebbe addirittura essere una seconda tangente, ma potrebbero anche e molto più semplicemente essere soldi puliti, destinati a un pagamento. Oppure un deposito di qualcuno, che non ha molta fiducia nelle banche. Tutte le possibilità restano aperte, sulla scrivania del procuratore capo Pavone, che coordina le indagini per l’ipotesi di reato di induzione a dare o promettere utilità. Per quello che si sa, la spiegazione fornita su quella valigetta non sarebbe stata convincente.

Non c’è ancora nessun iscritto nel registro degli indagati, a sentire gli inquirenti, per non dare vantaggi a chi indagato lo diventerà: «L’illecito si annida o in Camera di Commercio o in Confindustria» ha avuto modo di dire Pavone ed è in questi due contesti che si stanno concentrando le indagini. Nel corso delle perquisizioni, sono stati sequestrati non solo documenti, ma anche supporti informatici e telefonini cellulari. Tutto quanto può aiutare a trovare prove.

Il Comune di Farra è sempre parte lesa. I finanzieri sono stati anche in municipio, ma non per una perquisizione, semmai per acquisire documenti. Quello che la procura dovrà stabilire è anche l’importo complessivo del danno eventualmente patito dal proprietario della cava, che è stato solo stimato in 500 mila euro.

L’altro interrogativo è: se questo pagamento illegale c’è davvero stato, si tratta di un episodio isolato oppure si può parlare di un sistema? Procura e Finanza stanno sempre sentendo tutte le persone informate sui fatti.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi