La stampante in 3D arriva anche in Comelico

DOSOLEDO. E la stampante 3D arrivò anche in Comelico. Grazie a Claudio Sacco Proila, 34 anni di Dosoledo che, con la sua PlastOptic, oggi è in grado di trasformare un semplice disegno in un prototipo da toccare ed analizzare, in tre dimensioni. Lui è un ricercatore, laureato in fisica all'Università di Padova, ed ha deciso di tornare a vivere a Dosoledo, dopo 15 anni trascorsi fuori fra studi e lavoro. Restare in montagna per fare cosa? Quali le prospettive economiche in Comelico?
«In passato questa è stata una terra ricca, grazie al distretto dell'occhiale che adesso si è ridimensionato. Oggi per rimanere siamo costretti ad inventarci un lavoro, e lo facciamo contando esclusivamente sulle nostre forze».
Lui la sua scelta l'ha fatta e la sta perseguendo con coraggio.
«Mi rivolgo alle aziende che vogliono fare dei prototipi a costo contenuto: occhiali, fanali, pezzi plastici, oggettistica. Con la mia stampante riesco a realizzare il prototipo e loro poi lo mettono in produzione avendo ovviamente più elementi da verificare rispetto ad un semplice disegno su uno schermo del computer. Ma penso anche ai privati che vogliono un oggetto in plastica originale, da un orecchino ad un portachiavi, con il loro nome, ad esempio. Chi vuole mi può contattare a plastoptic.snc@gmail.com oppure sulla pagina Facebook Plastoptic».
L'azienda è quella di famiglia, la Plastoptic, creata nel 1987 a Dosoledo dal padre di Claudio, Valente Sacco Proila (insieme al socio Mario De Martin Fabbro, allora col nome MV Plast, ndr), e dalla madre Elvia Zandonella Maiucco.
«Da sempre abbiamo prodotto lenti di presentazione in plastica, quelle per intenderci che poi verranno sostituite dalle lenti graduate, e le dime, ovvero le sagome per ritagliare la lente. I miei genitori hanno lavorato, e lavoriamo ancora, per grandi marchi, come Marcolin e De Rigo e per tante altre piccole aziende, sia del Cadore e sia di tutta Italia Oggi ho preso io in mano l'azienda e produciamo solo dime, diverse centinaia di migliaia all'anno, con un mercato diviso al 50% fra Italia ed estero, soprattutto in Svizzera e in Germania, dove serviamo ad esempio la Visibilia, l'OWP, la Flair. Ho una sessantina di clienti e lavoro con macchinari realizzati ancora da mio padre, che prima di mettersi in proprio aveva lavorato per la Comelux».
Ed ora la stampante 3D, perché?
«L'azienda familiare funziona ancora ed io ho deciso di portarla avanti da solo, ma è anche importante diversificare perché questo delle dime è un mercato di nicchia che sta scomparendo. Le nuove macchine usate nel mondo dell'occhialeria, infatti, tagliano le lenti sulla base del progetto al pc e non hanno più bisogno di un riscontro fisico».
Insomma la tecnologia va avanti...
«Sì, oggi è necessario buttarsi su cose nuove, essere sempre all'avanguardia e la stampa 3D è importante per la prototipazione non solo degli occhiali, ma anche dei fanali. Questo è un altro settore in cui mi sto impegnando come libero professionista. Dopo la laurea», prosegue Sacco Proila, «ho lavorato per una azienda di Tolmezzo ed oggi collaboro con lo studio di progettazione Beng, sempre di Tolmezzo, che lavora per varie case automobilistiche, da Ferrari a Lamborghini, da Bmw a Volkswagen, a Fiat, per progettare e rendere omologabili, secondo le normative, i fanali che escono dai centri stile».
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