La ricchezza genetica dei bellunesi
Diversi studi hanno sottolineato le peculiarità delle popolazioni di montagna

BELLUNO. Lingua e cultura, storia e tradizioni. Ma anche genetica. I sappadini hanno un patrimonio genetico tutto particolare, completamente diverso da quello dei vicini cadorini. La ricerca, pubblicata negli anni scorsi a firma dell’antropologo Giovanni Destro Bisol dell’Università la Sapienza di Roma e di altri colleghi, è stata ripresa ieri nel commento in prima pagina della Stampa a cura di Mattia Feltri, dal titolo «Razza bastarda». Il contesto, come è ovvio, è quello scatenato dalle polemiche intorno al termine razza bianca, sollevate dalle dichiarazioni del candidato leghista per la Lombardia, Attilio Fontana.
Spiega Feltri che quella italiana è una «razza bastarda», costituita da un crogiolo etnico tutto particolare, un misto tra liguri, etruschi, fenici, celti, greci, franchi, longobardi, normanni, etc.
Alcuni anni fa il gruppo di ricerca della Sapienza e di altre università italiane si concentrò sullo studio del Dna trasmesso per via materna e prese in esame una sessantina di popolazioni in tutta Italia, comprese quelle piccole e piccolissime sparse soprattutto in certe zone dell’arco alpino o in Sardegna. Si scoprì così che le differenze genetiche degli abitanti di Sappada (ma anche di Sauris e di Timau) di origine germanofona erano di trenta volte superiori rispetto ai cadorini vicini di casa. Molto superiori queste differenze rispetto a quelle che corrono ad esempio tra i portoghesi e gli ungheresi, o gli spagnoli e i romeni, cioè popolazioni che vivono a migliaia di chilometri di distanza. I motivi di queste differenze stanno ovviamente nel fatto che queste comunità, anche a causa della lingua diversa dai paesi vicini, sono rimaste molto isolate e quindi il patrimonio genetico è rimasto particolare fino ai giorni nostri.
Diverso il discorso per le popolazioni cimbre, anche loro di origine tedesca, insediate in provincia di Vicenza ma anche di Belluno, ma che con il tempo sono andate incontro ad una parziale assimilazione culturale con le popolazioni vicine. Sempre sul fronte degli studi sui patrimoni genetici dei bellunesi, alcuni anni fa ne venne pubblicato uno sui lamonesi, studio condotto dal professor Artemisio Gavioli e dai suoi collaboratori.
Sono stati studiati i patrimoni genetici di 300 lamonesi: vennero individuati degli antigeni presenti in maniera specifica a Lamon, meno nel resto del Veneto. Le conclusioni furono che le radici delle popolazioni lamonesi sono nell’Asia del nord.
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