La Regione ha deciso: è nata l’Usl unica

L’azienda di Feltre accorpata alla bellunese. I sindaci fra amarezza e rabbia: «Dove si è voluto sono state fatte deroghe»

BELLUNO. Feltre dice addio alla sua Usl. Il consiglio regionale ieri ha approvato l’articolo 12 della riforma della sanità, quello che riguarda il numero di Usl. Saranno nove: una per provincia, cui si aggiungeranno le aziende della Pedemontana, che farà capo a Bassano, e quella del Veneto orientale, che graviterà nell’area di San Donà, Portogruaro, Jesolo. Due deroghe, dunque, rispetto allo schema iniziale.

A nulla sono valse le battaglie portate avanti nel Bellunese per mantenere le due aziende sanitarie: nella provincia più a nord della regione nascerà la Usl Dolomitica. I sindaci hanno accolto la notizia con un misto fra amarezza e rabbia. «Avevamo offerto l’opportunità di trovare una soluzione interessante, con l’emendamento che ci è stato bocciato venti giorni fa», ricorda Paolo Perenzin, sindaco di Feltre e presidente della conferenza dei sindaci della (fu) Usl 2. «Fa arrabbiare vedere che la maggioranza Zaia ha approvato la costituzione di nove Usl e non di sette: significa che dove si è voluto sono state fatte deroghe, il che dà la spiacevole sensazione che in Veneto ci siano figli e figliastri».

Perenzin non ha nessuna intenzione di arrendersi, anche se la riforma, a questo punto, è a un passo dall’approvazione finale (manca solo il voto sull’Azienda zero, previsto – pare – per la prossima settimana). «Abbiamo pronto il testo di un altro emendamento, con il quale chiederemo margini di maggiore autonomia per i distretti montani», continua. Il documento è stato condiviso con la conferenza dei sindaci dell’Usl 1, che ne ha discusso a livello di esecutivo.

Il presidente, Jacopo Massaro, è preoccupato. Non tanto per il numero delle Usl, quanto perché: «Tutto il provvedimento è ispirato ad una logica centralistica. Il problema non è unificare o meno le Usl, il problema vero è che la nostra Usl è diventata veneziana. E stupisce che siano proprio i bellunesi (il riferimento è a Bottacin e Gidoni, ndr) a spingere in questa direzione. E oltre a essere centralistica, la visione è decentrata verso Treviso: mi preoccupa il fatto che la nostra azienda sanitaria debba fare riferimento a Treviso per prestazioni che potrebbero essere gestite qui».

Fa qualche esempio, Massaro, legato alla gestione di alcuni traumi e al fatto che «si è smesso di assumere medici nelle specialità in cui non vi è carenza di professionisti. Anche questo è un sintomo del fatto che della sanità bellunese interessa poco, in Regione».

Anche Perenzin non nasconde la sua preoccupazione: «Quando avevamo più Usl la nostra sanità era più forte», conclude, «perché la missione di una direzione è potenziare la sua azienda. E se ci sarà uno scivolamento verso il Trevigiano, sarà più facile accada oggi, con l'Usl unica. La quale non darà affatto i risparmi decantati dalla giunta Zaia: il 95% dei direttori sono persone già dipendenti della sanità veneta, andranno via come direttori sanitari ma rientreranno dalla finestra in altro ruolo. La questione dei risparmi è solo fumo diffuso per incantare l’opinione pubblica».

«La difesa dell'autonomia dell’Usl di Feltre risponde solo al nostro bisogno di vivere in montagna», chiosa il sindaco di Cesiomaggiore Michele Balen. «I nostri rappresentanti in Regione hanno abbandonato il territorio bellunese, lasciandolo così, se la legge sarà approvata in via definitiva, in balìa del degrado sanitario. Comunque la battaglia non è perduta. Si continua, se servirà anche prendendo le vie della corte di Bruxelles: nessun bellunese», conclude, «può sentirsi rappresentato da una Regione che prima riconosce la specificità della montagna nella magna charta dello statuto e poi la rinnega non concedendo deroghe all'unica Usl, quella di Feltre, che avrebbe dovuto averla».

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