La piazza con vista su cemento e ferro «Presto la soluzione»

Il cantiere dietro l’hotel Monte Cavallo è fermo da tre anni Il sindaco Facchin annuncia un colloquio per una svolta
Di Gigi Sosso

TAMBRE. Un mostro in cemento e ferro. Quattro piani di durezza, dalle autorimesse al sottotetto, tra il municipio di Tambre e la chiesa parrocchiale. È una ferita grigia nel cuore del paese, in piazza 11 gennaio 1945, che il sindaco Oscar Facchin e la sua amministrazione stanno cercando di suturare. Dietro lo scheletro dell’hotel Monte Cavallo, il cantiere allestito dall’impresa alpagota Bortoluzzi nel 2007 è fermo ormai da tre anni: non c’è un’anima sui ponteggi e quell’altissima gru bianca e rossa è stata smontata e parcheggiata chissà dove. Sparito anche lo striscione biancoblù con la scritta “Cantiere finanziato da Banca Antonveneta”. Se lo ricordano solo i quasi scoraggiati vicini e, se serve la prova della sua esistenza, è sulle mappe del sito del motore di ricerca Google.

Negli anni, qualche paesano si è mosso e il più agguerrito di tutti è Siro Donadon, il gestore dell’albergo alle Alpi di via Campei, che un paio d’anni fa aveva segnalato con urgenza la situazione anche al programma televisivo della Rai, Tgr Ambiente Italia, paragonandola a quella di Punta Perotti, l’ecomostro di Bari fatto saltare e cancellato dal panorama del mar Adriatico.

Nell’agenda del primo cittadino, c’è un incontro sottolineato per mercoledì prossimo.Qualcosa sta cominciando a muoversi. Forse bello non lo sarà mai quel fabbricato, ma almeno finiamolo. Decoriamolo con dei negozi, prima ancora che con dei fiori: «Non possono anticipare l’argomento di questo colloquio, che avremo tra qualche giorno, ma è scontato che conosco molto bene la vicenda e non solo perché ce l’ho accanto al mio ufficio di sindaco. Quello che sono in grado di dire, per il momento, è che stiamo cercando di risolvere nel migliore dei modi questo che è un problema tutt’altro che invisibile».

Nessuno sa chi sia il proprietario e ci si chiede perché i lavori non siano mai stati conclusi: «C’è di mezzo un fallimento», riprende Facchin, «l’ostacolo è proprio questo e stiamo provando a rimediare con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Capiamo perfettamente il disagio dei nostri concittadini, detto che si tratta di qualcosa che abbiamo ereditato dalla precedente amministrazione comunale e non una nostra iniziativa».

Il sindaco di Tambre era Claudio Azzalini ed è tutto regolare. Non ci sono abusi edilizi da punire o da sanare. C’era un progetto e, sulle fondamenta di quello, si è costruito quel gigante, che fa ombra a tutto: «Non so se avrei concesso il permesso per una costruzione così grande, che condiziona tutta la piazza, di sicuro è lì e vorremmo risolvere la questione, facendo tutti i passaggi richiesti. So del malcontento, in particolare di qualcuno, ma ci stiamo impegnando».

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