La maggioranza spara a zero su Ghezze

Pompanin: «È andato lui in Procura a dire chissà cosa». Lui nega: «A Belluno sì, ma solo dalla Gdf»

CORTINA. Frattura aperta tra maggioranza e minoranza. Ieri, ai microfoni di Radio Cortina, Franceschi aveva reso noto che i consiglieri di minoranza erano stati sentiti dalla Procura di loro «spontanea volontà». Un atteggiamento «avvilente», come lo ha definito Franceschi. Nel pomeriggio è stato il vice sindaco Enrico Pompanin in una nota ad attaccare il capogruppo di minoranza Stefano Ghezze.

«E' venuta fuori a Venezia la verità», spiega, «Ghezze non era stato convocato dalla Procura di Belluno. Aveva chiesto lui stesso di poter essere ascoltato. Quando abbiamo visto le immagini di Ghezze che saliva le scale della Procura carico di faldoni, abbiamo pensato: “Che strano; perché si porta dietro tante carte se non sa neppure cosa gli chiederanno?”. Il dibattimento a Venezia ha rivelato chiaramente che Ghezze quell'incontro se l'era preparato con cura, e che le carte che aveva chiesto volontariamente di mostrare pretendevano di confermare le accuse di Emilia Tosi. Articoli di riviste locali e voci presentate come prove a suffragio dell'impianto accusatorio. Che vergogna Ghezze: sorrisi e falso imbarazzo nel chiedere le dimissioni servivano a mantenere una facciata di benevolenza».

Un attacco che sia Stefano Ghezze che il consigliere Gianpietro Ghedina rispediscono al mittente.

«Io non sono mai stato in Procura», dice Ghezze, «e non ho mai chiesto di essere sentito. Qui è evidente che la maggioranza è allo sbando e vuole solo alzare i toni e creare nuove tensioni. Io sono andato dalla Guardia di Finanza, prima di Cortina e poi di Belluno, per una segnalazione che avevo ricevuto tramite mail. La Procura sinceramente a Belluno non so nemmeno dove sia. Sono anche allibito da queste uscite del vice sindaco. Ritengo infatti che i problemi di Cortina siano ben altri che stare a dire menzogne sui colleghi di opposizione».

Prende le distanza dalle parole di Franceschi e di Pompanin anche il consigliere Gianpietro Ghedina.

«Io in Procura non sono mai andato, né sono mai stato chiamato», dice Ghedina, «a Belluno mi ha chiamato la Finanza. Mi hanno telefonato per chiedermi se ero disposto ad andare a Belluno il giorno seguente per rispondere ad alcune domande. Ho detto di sì, ho chiesto dove fosse la caserma e l'indomani sono andato. Mi hanno sentito per un'oretta chiedendomi cose inerenti consigli comunali o la Comunità Montana, dove sono consigliere e lo ero anche all'epoca dei bandi dei rifiuti. Ho riposto come persona informata sui fatti, sono anni che partecipo ai consigli, che studio i bilanci. Le mie risposte sono state considerate spontanee solo perchè non ho avuto richiesta ufficiale tramite raccomandata o altro per andare in caserma, ma semplicemente mi hanno telefonato per chiedermi disponibilità ad un incontro, che ho dato». (a.s.)

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