La diffamazione ai tempi di facebook

BELLUNO. «Attenzione alle diffamazioni a mezzo internet, soprattutto tramite i social network molto diffusi, come facebook e twitter». È il messaggio lanciato ieri nella Sala Affreschi di Palazzo Piloni a Belluno, dove si è tenuta la mattinata dedicata all'attività di formazione e aggiornamento decentrata promossa dall'Ordine dei giornalisti del Veneto e dalla Scuola di giornalismo "Dino Buzzati". Argomento dell’incontro, organizzato in collaborazione con Assostampa Belluno, anche i rischi connessi ai nuovi strumenti informatici di diffusione delle notizie.
«Mi raccomando, non dobbiamo credere che scrivere su facebook sia un’“isola felice”», ha sottolineato Giorgio Battaglini, avvocato consulente dell'Ordine dei giornalisti, esperto in privacy. «Questo perché la diffamazione a mezzo internet è uno dei reati a cui può incorrere il giornalista, insieme alla “classica” diffamazione a mezzo stampa», ha evidenziato il procuratore capo di Belluno Francesco Saverio Pavone.
Un reato che, per il momento, coinvolge l’autore del commento o del post inseriti on line. «Fino a quando non ci sarà una norma penale che individui la responsabilità del responsabile del sito o del social network», ha aggiunto Pavone, «a rispondere è solamente l’autore.
Quindi bisogna stare attenti, anche perché internet ha la potenzialità di raggiungere un numero di utenti superiore a quello “agganciabile” da qualsiasi altro mezzo di comunicazione». «Quindi ricordiamo i tre requisiti a cui il giornalista deve attenersi nello scrivere una notizia», ha detto ancora il procuratore capo, «l’utilità e la rilevanza sociale della stessa; il rispetto della verità (o perlomeno una ricostruzione veritiera della realtà fatta dopo oculato lavoro di ricerca). Infine, l’esposizione dei fatti svolta in modo civile, evitando ogni forma di offesa o denigrazione gratuita».
Insomma, per riassumere, lealtà e buona fede, «i due elementi indispensabili», ha precisato Alberto Vitucci, consigliere nazionale Ordine dei giornalisti, «per costruire un rapporto di fiducia con il lettore». Elementi che, come messo in risalto da Pavone, sono anche la base per permettere che il rischio di diffamazione si concili con il diritto inviolabile del giornalista: quello di cronaca e di critica, fondamento della libertà di stampa, su cui la censura, come stabilito dall’articolo 21 della Costituzione italiana, non può essere mai preventiva, ma solo successiva.
E a proposito di libertà di stampa e dignità del giornalista, Battaglini e Vitucci hanno parlato anche della Carta di Firenze, diventata legge ed entrata in vigore dal primo gennaio 2012, pensata e volta a tutelare i giornalisti precari e sottopagati.
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