Intervista a Biasiotto: «Manca la mentalità per lo sviluppo agricolo»

QUERO VAS. È l’unica azienda agricola della provincia di Belluno all’interno del Consorzio Doc e, nonostante i vitigni si trovino a Codroipo, in provincia di Udine, a Vas ha conservato il cuore produttivo dell’impresa. Andrea Biasiotto, produttore di vini e spumanti, racconta il suo punto di vista sull’agricoltura bellunese.
Iniziamo con un po’ di numeri. Quante bottiglie produce la sua azienda?
«Circa 300 mila. Un numero in crescita, lo scorso anno la produzione è aumentata del 15%. Siamo nel settore da quattro generazioni: mio papà è nato a Guia e poi si è trasferito a Vas. All’epoca non esistevano ancora Doc e Docg. Ora per il secondo anno consecutivo abbiamo vinto il premio come miglior prosecco d’Italia consegnato da Luca Maroni. Insieme a noi c’erano aziende produttrici di prosecco Docg e Doc Treviso, noi eravamo gli unici con la denominazione Doc. È una grande soddisfazione per noi».
Da produttore cosa ne pensa di tutte queste denominazioni? Rischiano di creare confusione o aiutano?
«In giro per il mondo la gente conosce il nome prosecco e non è detto che il Doc sia di qualità inferiore: molto dipende dai metodi di coltivazione del vigneto o dalle cantine. Rispetto alle aziende che producono milioni di bottiglie, o al contrario alle microimprese che ne generano poche decine di migliaia, la nostra dimensione è medio piccola ma siamo un’azienda agricola. Significa che tutto quello che vendo è coltivato da me».
Non le dispiace non coltivare in provincia di Belluno?
«Certo. Siamo a Codroipo dalla fine degli anni ’60 e abbiamo puntato sul prosecco fin dagli anni ’90. Però abbiamo deciso di non investire qui. La motivazione è economica, ma non solo. L’agricoltura potrebbe rilanciare la provincia di Belluno ma forse manca la mentalità. Alcune azioni contro i vitigni non hanno aiutato gli investimenti».
La questione ambientale è molto sentita dal territorio.
«È vero, ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Noi usiamo la tecnologia, come gli atomizzatori a recupero, e stiamo per piantare un nuovo tipo di uva rossa, una varietà resistente. Non tutti lavorano così ma è sbagliato generalizzare».
Si sente tutelato da associazioni di categoria, istituzioni, consorzi?
«Il futuro dell'agricoltura bellunese può essere costruito con molti prodotti, non solo vigneti. Ma è fondamentale coinvolgere i territori facendo capire che, se sostenibile, questo settore dà valore aggiunto. Poi ogni azienda deve saper raccontare la sua storia. Nell’ultimo anno sono stato in Canada, Giappone, Corea, Belgio, Vietnam, Olanda. E poi andrò in Russia, Germania, al Vinitaly. Bisogna costruire un’azienda che ha una storia da raccontare, ma poi bisogna anche raccontarla».
Valentina Voi
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