Insulta una donna in macchina
BELLUNO. Insulti a una donna al volante? Oppure una semplice esclamazione di spavento, dopo aver rischiato di essere messo sotto? Nel dubbio, un fonzasino ha dovuto pagare 300 euro di risarcimento danni, davanti al giudice di pace Silvano Darugna e al pubblico ministero Gianluca Tricoli. Tutto era cominciato per strada.
D.L. sta camminando per i fatti suoi, forse tenta di attraversare la strada, quando ci manca poco che venga investito.
Senza pensarci su, pronuncia alcune parole che evidentemente la conducente sente dal finestrino.
Secondo lei, si tratta di sgarbati e infondati apprezzamenti sulla sua moralità. Insomma, le classiche parolacce che le donne si sentono dire da chi, in quel momento, vuole disprezzarle.
Mentre lui giurerebbe di averle precedute con un «porca». Come dire: porca l’oca, stai un po’ più attenta. La donna non ci ha creduto nemmeno per un momento ed è andata dai carabinieri a presentare una querela per ingiurie. D.L. ha dovuto affidarsi agli avvocati di fiducia Paolo Perera e Gino Sperandio.
Darugna ha cercato di fare in modo che le due parti si mettessero d’accordo, come prevede il suo ruolo di giudice di pace. Ma il massimo ottenuto è questo risarcimento: 150 euro per ciascuna parola.
Un rinvio, invece, per una delle udienze successive, sempre per ingiurie che avrebbero pronunciato tre cittadini albanesi nei confronti di un bellunese. Un procedimento collegato a un altro più pesante per minacce e lesioni personali.
Per un problema di notifica, che andrà perfezionata in lingua albanese, il processo è stato rinviato.
Se ne riparlerà più avanti, nel frattempo le difese sono affidate a Giovanni Degli Angeli e Gino Sperandio. (g.s.)
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