Indagini sul rogo che ha distrutto la legnaia

CHIES D’ALPAGO. Tutto bruciato. È praticamente impossibile stabilire le cause dell’incendio che l’altra notte ha distrutto la legnaia-deposito di Chies d’Alpago, che si trova in via 1 Maggio. Non si esclude neppure il dolo a quanto pare, benchè tracce non se ne trovino.
Gli inquirenti stanno compiendo gli accertamenti di rito sul rogo che ha interessato la proprietà di Gianmaria Calvi, un elettricista che lavora a Farra. La magistratura non ha ancora aperto un fascicolo di indagine, si attendono i primi riscontri da parte dei vigili del fuoco di Belluno, che sono intervenuti per spegnere le fiamme e che hanno cercato di arrivare al possibile innesco delle stesse.
Ma il deposito di legna e attrezzatura, che al momento del rogo conteneva qualcosa come 150 quintali di legna, ha ben poco da dire ancora: è andato tutto distrutto e sarà veramente difficile poter individuare il punto in cui è partito l’incendio.
Di primo acchitto si sarebbe potuto pensare all’impianto elettrico, ma questa sembra essere una ipotesi da escludere: a parte il proprietario, un elettricista, che non vuol sentire parlare di un corto circuito incidentale, l’ora in cui si sono sviluppate le fiamme potrebbe far archiviare questa eventuale causa.
I vigili del fuoco ritengono, infatti, che le fiamme covassero già dalle 4 del mattino nella struttura, un’ora prima che fosse lanciato l’allarme da parte di un passante.
Forse l’opera di un petardo, del resto la notte era quella di San Silvestro. Ma non si esclude l’opera di qualche piromane: o “del” piromane, quello che da diversi anni a questa parte sembra colpire a raffica in Alpago, dando fuoco a strutture di vario genere. Almeno questo è ciò che pensa la gente. Una lunga scia di fiamme, che risalirebbe a più di dieci anni fa, quando iniziarono a bruciare i boschi a San Martino. Poi magazzini comunali, centraline telefoniche, un’altra legnaia, una stalla a Lamosano e via di questo passo.
Qualche sospetto di rogo doloso anche dai proprietari della struttura di via 1 Maggio, ma nulla di certo.
Per ora, “atti relativi” in procura, in attesa di riscontri nelle prime indagini che possano portare all’apertura di un fascicolo vero e proprio.
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